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Le racchette per i principianti

tennista-principianteLe racchette da tennis per principianti devono essere maneggevoli e poco costose: lo scopo sarebbe quello di consentire ai clienti di poter cominciare a giocare, senza sapere quante volte andranno effettivamente a giocare e se intenderanno cominciare con una certa regolarità.

Poiché esistono anche racchette agonistiche leggere, ad esempio quelle studiate per le donne, non c’è bisogno di cercare racchette particolari, troppo leggere o dal piatto corde molto grande.

Se cercate una racchetta per principianti, che sia veramente economica, ad esempio al di sotto dei 100 Euro (se ne trovano anche a meno di 40 Euro). Meglio puntare su una marca economica (esistono marche che puntano proprio sulle racchette per principianti o comunque su quelle poco costose).

Altrimenti, tanto vale scegliere una agonistica da 300 grammi o una agonistica leggera. È invece inutile scegliere una racchetta ipersofisticata per un principiante. Meglio scegliere una racchetta che giochi più o meno come una racchetta normale, piuttosto che una che si presuppone che “aiuti” nel gioco. Meglio evitare dunque le racchette iperleggere, dall’ovale enorme, dal profilo troppo spesso e sbilanciate verso la testa.

Il materiale

La rivoluzione delle racchette moderne è stata data dall’introduzione della grafite, materiale più leggero e rigido del legno, come materiale principale che compone il telaio. Oggi le racchette sono composte principalmente dalla grafite; spesso materiali dal nome diverso (dnx, nanocarbon, deltacore ecc.) sono comunque simili alla grafite, cioè composti di carbonio. Eventuali altri materiali vengono per lo più aggiunti in certe zone del telaio per produrre effetti diversi (ad esempio, più rigidità, meno vibrazioni ecc.).

Materiali intelligenti e ritrovati tecnologici

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Jimmy Connors con la sua Wilson T2000, in acciaio, un’anomalia all’epoca delle racchette di legno.

Qualche anno fa mi capitò di leggere una dettagliata spiegazione scientifica del funzionamento del materiale “intelligente” di una famosa casa produttrice, materiale che faceva cose mirabolanti utilizzando le proprietà elettriche, facendo correre gli elettroni da una parte all’altra del telaio, ecc. Tutto molto interessante, peccato però che nel frattempo.. quella racchetta era uscita di produzione. Nel frattempo è continuata la gara tra le case produttrici a chi produce il modello più avanzato e più tecnologico, in grado naturalmente di assicurare sempre più potenza, sempre più controllo, e sempre meno vibrazioni…

I cosiddetti materiali intelligenti, che utilizzano le proprietà elettriche o magnetiche, sono in grado più che altro di ridurre le vibrazioni, non di aumentare la potenza, né di ridurre lo shock. Non a caso questi materiali intelligenti non hanno rivoluzionato le racchette e non vengono usati dai campioni, o meglio, alcuni possono anche usarli, ma il fatto che non li usino tutti, dimostra che in fondo non cambiano granché.

Il mercato delle racchette attraversa un periodo florido, e le case produttrici sfornano continuamente nuovi prodotti, caratterizzati da grandi novità tecnologiche… peccato che il fatto stesso che la maggior parte di queste novità venga poi rimpiazzata da altre novità “più nuove”, dimostra che le precedenti non hanno lasciato il segno… stare dietro alle novità non è saggio, soprattutto se si considera che i campioni giocano sempre con lo stesso tipo di racchette…

Il manico

La misura del manico in una racchetta da tennis può variare in lunghezza e in larghezza, e anche nella forma. Mentre un determinato modello avrà lunghezza e forma del manico fissa, vi saranno diverse misure di larghezza per venire incontro alle diverse esigenze dei clienti.

La lunghezza del manico è importante soprattutto per i giocatori bimani: se giocate almeno un colpo a due mani, verificate che vi sia sufficiente spazio per impugnare il manico con entrambe. È vero che alcuni giocatori bimani riescono comunque ad adattarsi a racchette dal manico un po’ corto, ma nel dubbio, è bene pensare anche a questo aspetto. Alcune racchette come le Yonex sono studiate per i giocatori bimani e hanno un manico lungo e confortevole.

Gasquet-overgrip

Il francese Richard Gasquet aggiunge un overgrip al manico della sua racchetta.

La larghezza del manico è invece legata alla lunghezza della mano. Più la mano è grande, più sarà necessario un manico largo. A parte questo, comunque dipende dalle preferenze individuali. Un tempo, nell’epoca delle racchette di legno, valeva la regola che impugnando la racchetta, dovesse rimanere lo spazio di un dito tra il palmo della mano e la punta delle dita, e dunque si usavano manici molto grandi. Oggi invece si tende ad usare manici dalla misura più contenuta, e anche giocatori dalla mano molto grande preferiscono impugnare manici non troppo spessi per non perdere in sensibilità.

Tenendo presente che è più facile ingrossare il manico che rimpicciolirlo, aggiungendo ad esempio uno o due overgrip sopra ad esso, è meglio, nel dubbio, scegliere un manico più piccolo che uno più grande.

La misura standard del manico, che mette d’accordo la maggior parte dei giocatori, è L3 (in pollici: quattro e tre ottavi). In effetti la maggior parte delle racchette prodotte hanno questa misura nel manico. Quando si acquista una racchetta senza far riferimento al manico, si intende che la sua misura sia appunto questa.

Comunque, le misure del manico sono le seguenti (la differenza tra una misura e la seguente è un ottavo di pollice, quindi 0,3 centimetri):

Misura Circonferenza (pollici) Circonferenza (mm)
L0000 3 5/8 9,21
L000 3 3/4 9,53
L00 3 7/8 9,84
L0 4 10,16
L1 4 1/8 10,48
L2 4 ¼ 10,80
L3 4 3/8 11,11
L4 4 ½ 11,43
L5 4 5/8 11,75

1 pollice (in) = 2,54 cm.

Le misure L0 ed L1 vengono utilizzate da bambini e ragazzi e dunque si trovano solo in racchette juniores. Alcuni giocatori partono da un manico L2 a cui aggiungono due overgrip, in modo da raggiungere una dimensione intermedia, e soprattutto, da avere un manico della consistenza e della morbidezza che più aggrada loro. Esistono anche in commercio dei “manicotti” in grado di aumentare le dimensioni del grip.

La forma del manico deve consentire una buona presa, ma anche una buona sensibilità.

La misura standard per gli adulti è L3. Le misure da L0000 a L1 sono misure juniores.

Lo schema di incordatura

Le diverse racchette da tennis possono avere una densità del piatto corde (String Pattern), cioè un numero di corde, diverso. In genere un modello di racchetta presenta un certo schema di incordatura (ad esempio 16*18 o 18*20), ma negli ultimi tempi alcune case produttrici offrono per lo stesso modello la scelta tra due diversi schemi d’incordatura. In genere gli schemi di incordatura previsti per racchette sono: 18*19, 18*20, 16*19, 16*18, 16*20.

nadal

Rafael Nadal, il re del topspin, gioca con uno schema di incordatura 16*19, per esaltare le rotazioni.

Quali sono le differenze? Uno schema di incordatura più denso fa sì che all’impatto con la pallina le corde si deflettano meno, e dunque si comportino come corde più rigide, vibrando di più[1] ma riducendo il dwell time e dunque favorendo il controllo.

La maggiore deflessione delle corde influirà leggermente sulla potenza, per cui uno schema di incordatura meno denso consentirà di produrre leggermente più potenza, ma come vedremo nella pagina sulle corde, la differenza in termini di potenza a seconda del tipo di corde usate o di altre caratteristiche legate alle corde è comunque ridotta.

Per i colpi in topspin risulta più favorevole un pattern meno denso, che consentirà al piatto corde di “agganciare” la pallina con più facilità.

La conservazione delle corde è invece migliore se il pattern è più denso, perché deformandosi di meno all’impatto, esse subiranno un minore stress e dunque si usureranno meno.

Il consiglio: i giocatori “classici”, che non disdegnano le discese a rete e i colpi in backspin, e che necessitano più che altro di controllo, sceglieranno uno schema di incordatura denso, cioè 18*20. I giocatori che prediligono il topspin sceglieranno un pattern meno denso, quindi 16*19 o anche 16*18. Nel dubbio, scegliete il 16*19, che sta diventando lo standard nel gioco di questi anni.


Note:

[1] La vibrazione delle corde, di cui fino ad ora non ci siamo occupati e di cui ci occuperemo nella pagina sulle corde, non va confusa con la vibrazione del telaio.

L’ampiezza del piatto corde

Un tempo le racchette di legno avevano un piatto corde molto esiguo, per cui era già “una scommessa” riuscire a colpire la pallina. Con il progresso tecnologico, la disponibilità di materiali leggeri ma resistenti ha reso possibile l’allargamento del piatto corde, con il risultato di migliorare la facilità di gioco. A partire dagli anni ’90 si sono diffuse le racchette oversize, i cosiddetti racchettoni dal piatto corde enorme, che per un po’ di tempo hanno anche trovato qualche estimatore tra i professionisti.

Ma qual è l’ampiezza giusta per un piatto corde, e in che misura influisce sul gioco?

Come è evidente, un piatto corde più ampio consente banalmente di colpire più facilmente la palla. Oltre all’esigenza di “prenderla”, vi è però anche l’esigenza di colpire la palla in quell’area del piatto corde che presenta la massima restituzione da parte delle corde, che comunemente viene chiamato sweet spot.

L’ampiezza giusta

Una racchetta dal piatto corde più ampio avrà uno sweet spot più ampio, il che è positivo.

agassi-head-radical

Andre Agassi quando giocava con la Head Radical Oversize, da 107 pollici quadrati

Inoltre, più il piatto corde è ampio, più aumenta il coefficiente di restituzione, cioè più le corde si deflettono all’impatto con la pallina. Questo comporta un effetto positivo, e cioè che sarà più lungo il dwell time, effetto che contribuisce alla prevenzione degli infortuni, e uno negativo, e cioè che una deflessione delle corde eccessiva può portare ad un minor controllo del colpo quando non si colpisce al centro. Quando invece si colpisce al centro, una maggiore deflessione delle corde è positiva perché comporta una maggiore potenza,[1] senza che l’angolo di restituzione della palla sia modificato.

Una ragione per cui un dwell time più lungo riduce il controllo, come abbiamo visto, si trova nel fatto che nei colpi decentrati aumenta la modificazione dell’angolo di impatto voluto dal giocatore: più tardi la palla lascia le corde, più sarà variato l’angolo della racchetta a causa a della torsione (movimento a giro di vite).

Inoltre accade che nei colpi decentrati la risposta delle corde non sarà omogenea, perché le corde più vicine al telaio essendo più corte si deformeranno meno, per cui la palla tenderà a rotolare verso il centro del piatto corde. Questo effetto è opposto al precedente (torsione), e in genere è minore di esso, ma nelle racchette dal piatto corde ampio può essere così evidente da ridurre il controllo, generando un’uscita della palla poco prevedibile.

Un altro effetto negativo che si verifica con le racchette dal piatto corde grande è legato alla perdita di tensione nelle corde, che si verifica con il passare del tempo. Le racchette dal piatto corde più grande richiedono una maggiore tensione delle corde (e infatti le case produttrici consigliano una tensione maggiore per le racchette oversize): purtroppo però le corde più lunghe e tirate a tensioni maggiori tendono a perdere la tensione più rapidamente, con il risultato che il rotolamento della palla sulle corde nei colpi decentrati, con il passare delle ore di gioco risulterà ulteriormente accentuato.[2]

Quando invece la palla viene colpita fuori dal centro in una racchetta dal piatto corde piccolo, la risposta delle corde non presenterà particolari anomalie, anche se sarà così poco pronunciata da rendere il colpo poco potente (per cui si parla di “sweet spot piccolo” per questo tipo di racchette).

Un’altra ragione per cui un dwell time lungo riduce il controllo può essere che se le corde si deflettono molto, l’altro oggetto elastico che si deforma all’impatto, cioè la pallina, si deformerà meno, per cui verrà “schiacciata” poco sul piatto corde e avrà poca presa sulle corde, risultando meno controllabile nel caso si voglia imprimerle una rotazione.

È possibile compensare in parte questi effetti che risultano amplificati da un piatto corde grande, aumentando la tensione e il calibro delle corde, ma rimane il fatto che di per sé questi effetti se pur aumentano leggermente la potenza, riducono il controllo, e dunque non sono ricercati dai giocatori avanzati.[3]

Al di là del controllo, un piatto corde ampio ha comunque il merito di aumentare la stabilità torsionale, cioè è in grado di ridurre la torsione laterale (tipo “giro di vite) che si produce nei colpi decentrati rispetto all’asse longitudinale; è anche vero che se il piatto corde è molto ampio, è probabile che aumenti il numero di palle colpite fuori dal centro e ad una distanza maggiore da esso, per cui il risultato finale potrebbe essere negativo anche rispetto allo shock torsionale.

D’altro canto, un piatto corde molto ampio rende più difficile manovrare la racchetta, che diventerà meno aerodinamica, riducendo la possibilità di velocizzare la testa della racchetta, utile se si vuole produrre delle rotazioni, ma anche per produrre potenza, soprattutto nel servizio. In genere i “racchettoni” hanno il profilo spesso, sono rigide e sbilanciate verso la testa, caratteristiche che abbiamo visto essere negative.

Per dare alla palla un po’ di rotazione in topspin sarà comunque utile un piatto corde non troppo piccolo, perché quando si colpisce la pallina con un angolo di incidenza più piccolo e/o si vuole far rotolare un po’ la pallina sulle corde, è più facile rischiare di uscire dalla sweet area.

Un piatto corde un po’ più ampio sarà invece utile in risposta e nei colpi in recupero. Anche i giocatori che amano colpire la palla in anticipo, quando sta ancora salendo, possono trovare utile un piatto corde abbastanza ampio, perché avendo meno tempo a disposizione potrebbero non riuscire sempre a centrare il piatto corde.

Occorre dunque trovare, come spesso accade quando si parla di racchette, il giusto compromesso. Una racchetta dal piatto corde piccolo sarà precisa e accurata per chi tende a colpire la palla al centro ed ha una buona potenza di braccio (Sampras giocava con una racchetta dal piatto corde piccolo, di 85 pollici quadrati, e Federer ha usato per la gran parte della carriera un piatto corde da 90), gli altri giocatori utilizzeranno una racchetta dal piatto corde intermedio (la maggior parte dei giocatori usa racchette da 95-100 pollici quadrati), mentre l’oversize non è mai consigliabile: meglio abituarsi a giocare con una buona racchetta, che sperare che il racchettone aiuti a buttare dall’altra parte qualche palla in più…

sampras

Pete Sampras con la sua difficilissima Wilson Pro Staff da soli 85 pollici quadrati

Normalmente l’ampiezza del piatto corde viene definita in pollici quadrati (simbolo in2), mentre alcune case come la Head utilizzano invece i centimetri quadrati.

Al giorno d’oggi la maggior parte dei telai ha un piatto corde che va dai 95 ai 100 pollici quadrati (detti midplus); alcuni giocatori molto forti, che non usano molto le rotazioni ed esigono molta precisione utilizzano racchette intorno ai 90 in2 (detti mid), più difficili ma più precisi, mentre al di sopra dei 100 e fino ai 105 in2 vengono utilizzate da giocatrici anche avanzate ma in genere dalla non grande potenza di braccio. Al di sopra dei 105 pollici quadrati si può parlare a tutti gli effetti di oversize (anche se tecnicamente lo sono già al di sopra dei 100 in2).

Il consiglio: acquistate una racchetta dal piatto corde che va dai 95 ai 100 pollici quadrati; se avete forza nel braccio ed esigenze di precisione scendete anche al di sotto dei 95 in2; non superate in ogni caso i 102 in2.


Tabella di conversione

Normalmente l’ampiezza del piatto corde viene definita in pollici quadrati (simbolo in2); alcune Case come la Head utilizzano invece i centimetri quadrati.

Conversione pollici quadrati/centimetri quadrati

1 cm2 = 6,4516 in2

1 in2 = 0,155 cm2

 

Pollici quadrati
(in2)
Centimetri quadrati
(cm2)
85 548
86 555
87 561
88 568
89 574
90 581
91 587
92 594
93 600
94 606
95 613
96 619
97 626
98 632
99 639
100 645
101 652
102 658
103 665
104 671
105 677
106 684
107 690
108 697
109 703
110 710
111 716
112 723
113 729
114 735
115 742
116 748
117 755
118 761
119 768
120 774
121 781
122 787
123 794
124 800
125 806

Note:

[1] Come vedremo in seguito, le grandezze che influiscono sull’ampiezza della deflessione delle corde (ampiezza del piatto corde, oltre che tipo, larghezza e tensione delle corde stesse) hanno un’influenza sulla velocità che si può imprimere alla palla tutto sommato limitata, nell’ordine di pochi chilometri orari.

[2] Quei pochi giocatori professionisti che in passato hanno usato racchette oversize non avevano di questi problemi perché potevano cambiare le corde ogni volta che lo desideravano, ma l’amatore che chiaramente non ha questa possibilità è bene che tenga conto di questi effetti.

[3] L’idea che un dwell time più lungo aumenti il controllo non solo contrasta con l’idea che una maggiore tensione delle corde (che comporta un dwell time più breve) aumenti a suo modo il controllo, ma non risulta dimostrata in qualche modo. Infatti per quanto si prolunghi il dwell time, questo non sarà comunque abbastanza lungo da consentire al giocatore di compensare in qualche modo il colpo modificandolo in base alle sensazioni ricevute durante l’impatto. L’impatto dura pochi millisecondi, e al massimo può variare di pochi millisecondi in più o in meno, decisamente troppo pochi per avere la possibilità di accorgersi di eventuali errori e di modificare il movimento.

La rigidità del telaio

Come abbiamo visto nella pagina sul profilo, lo spessore del telaio influisce sulla sua rigidità. Naturalmente però, conta anche il materiale con cui è costruito. Le racchette in legno erano molto flessibili a causa della bassa rigidità del legno, mentre la tecnologia moderna ha reso possibile la costruzione di telai leggeri e rigidi.

Quando la racchetta (o meglio il piatto corde) colpisce la palla, se il telaio non è completamente rigido, si flette leggermente, per poi tornare nella posizione originaria quando ormai la palla è andata via.[1]

La rigidità del telaio è in grado di influire, insieme ad altri fattori come l’ampiezza del piatto corde, lo schema di incordatura e il tipo e la tensione delle corde, sul dwell time, vale a dire la durata dell’impatto tra le corde e la palla. Un telaio rigido contribuisce a ridurre il dwell time, il che migliora il controllo nei colpi decentrati, perché consente di limitare le variazioni nell’angolo dovute alla torsione della racchetta che si produce in questo tipo di colpi.

tennista-shock-gomitoUn dwell time breve però aumenterà lo shock, perché le forze che si generano all’impatto saranno concentrate in un lasso di tempo più breve. Un telaio flessibile, aumentando il dwell time, sarà dunque buono per prevenire gli infortuni. La flessione del telaio è responsabile delle cosiddette “vibrazioni buone”: quanto più il telaio è flessibile, tanto più si flette, assorbendo i contraccolpi che si generano all’impatto, soprattutto quelli che si generano quando la palla viene colpita fuori dal centro del piatto corde. Viceversa, un telaio rigido si fletterà poco, riducendo le vibrazioni ma al contempo aumentando il contraccolpo che genera lo shock, e dunque apportando sul braccio le cosiddette “vibrazioni cattive”.

Come stiamo cominciando a capire, e come vedremo meglio in seguito, la distinzione tra vibrazioni buone e cattive non è corretta, perché le vibrazioni non producono conseguenze negative per il fisico del giocatore, e dunque non possono essere considerate “cattive”, mentre le cosiddette “vibrazioni cattive” corrispondono allo shock; per questo motivo da ora in poi parleremo di vibrazioni riferendoci alle vibrazioni del telaio, e di contraccolpo e shock riferendoci appunto a questi effetti che si generano all’impatto, e che semmai le vibrazioni vere e proprie, che per questo sono sempre buone rispetto al rischio di infortunarsi, sono in grado in parte di smorzare.

Le vibrazioni sono maggiori quando la palla viene colpita lontano dal centro del piatto corde, mentre quando la palla viene “centrata”, le differenze tra racchette di diversa rigidità in termini di vibrazioni sono minime.

È opinione comune che, seppure possono presentare delle controindicazioni, le racchette rigide siano in grado di esprimere una maggiore potenza. In realtà di per sé la rigidità del telaio non influisce di molto sulla capacità di generare potenza, tanto è vero che ci sono racchette rigide e poco potenti.

Teoricamente un telaio più rigido vibrerà meno e dunque disperderà meno energia all’impatto. Va detto che però la causa principale della perdita di energia all’impatto è il fatto che la racchetta non è tenuta saldamente nella mano, per cui all’impatto essa rallenta bruscamente il suo corso, e oltre a ciò può vibrare e ruotare. Non è possibile ridurre questo contraccolpo stringendo più forte la racchetta, perché la forza all’impatto è comunque troppo forte rispetto a quella della mano e del braccio, anche se si dispone di un braccio supermuscoloso. D’altro canto, se si stringe troppo la mano che impugna la racchetta, i muscoli si contraggono al punto da rendere meno fluido il movimento e dunque meno veloce la racchetta, riducendo la potenza. Pretendere di ridurre questa perdita di energia usando una racchetta rigida che riduce le vibrazioni, è dunque ottimistico. In ogni caso, visto che quando si colpisce la palla al centro del piatto corde le vibrazioni sono minime, il guadagno in termini di potenza dato dal telaio rigido si avrebbe più che altro nei colpi decentrati, e in particolare nel servizio, dove si tende a colpire la palla verso la punta per colpirla più dall’alto e ampliare il margine di errore. Anche qui il guadagno se c’è è comunque limitato, perché la potenza del servizio dipende principalmente dalla velocità che si riesce ad imprimere alla palla. Sono ormai divenuti famosi gli esperimenti che hanno dimostrato che con le vecchie racchette di legno, molto più flessibili delle più flessibili attualmente presenti in commercio, si può servire più o meno alla stessa velocità di quelle moderne.[2] In ogni caso, puntare su una racchetta che può causare più facilmente dei problemi fisici perché forse con essa si può aumentare leggermente la velocità nel servizio, non ci sembra molto sensato.

Pro-Kennex-Type-C-Redondo-Midplus

La Pro Kennex Type C Redondo Midplus, una racchetta dalla flessibilità pari a 57, apprezzata dai fan delle racchette “morbide”

È comunque vero che la rigidità del telaio influisce (invero insieme ad altre grandezze) sulla collocazione dell’area di massima potenza (cioè l’area avente il coefficiente di restituzione più alto), che in una racchetta rigida si trova più vicino al centro del piatto corde per quanto riguarda i colpi da fondo, e più vicino alla punta nel servizio, cioè proprio dove si tende a colpire nella maggior parte dei casi, e questo potrebbe aiutare.

Ma la ragione principale per cui le racchette rigide sono “potenti” è che in genere esse hanno anche altre caratteristiche che aiutano a “tirare forte”, come il piatto corde ampio (che aumenta la deflessione delle corde, e soprattutto allarga l’area in cui tale deflessione è buona), il peso contenuto (cosa che rende facile muovere la racchetta ad una discreta velocità, anche per chi non ha molta forza nelle braccia) e il bilanciamento verso la testa (cosa che insieme all’aumento della superficie del piatto corde, sposta l’area di massima potenza verso l’alto)[3]. Tutti questi elementi insieme possono contribuire a rendere più “potente” la racchetta. Ma a velocità elevate questa facilità di gioco si paga in termini di una minore stabilità all’impatto, e dunque meno controllo e anche più shock che le articolazioni.

Va anche ricordato che una racchetta troppo rigida non favorisce il gioco in topspin, perché per imprimere alla palla una buona rotazione è necessario consentire ad essa di rotolare sul piatto corde, cosa che viene ostacolata da un telaio rigido, e ancora più da un telaio spesso.

Una buona racchetta sarà dunque flessibile, o quantomeno non troppo rigida, contrariamente a quanto viene detto o fatto intendere da alcune pubblicità relative ai telai più rigidi.

 Calcoliamo la rigidità

La rigidità del telaio è calcolata dal Babolat RDC, applicando una forza di 25 chilogrammi intorno alla gola della racchetta. La scala di rigidità è la seguente:

meno di 55: molto flessibile

da 55 a 60: mediamente flessibile

da 60 a 65: mediamente rigida

da 65 a 70: rigida

più di 70: molto rigida

Al giorno d’oggi è difficile trovare in commercio racchette molto flessibili, mentre la maggior parte delle racchette disponibili è mediamente rigida.

Il consiglio: acquistate una racchetta di rigidità bassa o medio-bassa, che comunque non superi i 64 punti. Se avete problemi al gomito acquistate una racchetta flessibile (meno di 60 punti).

 


Note:

[1] Per questo motivo, non sono credibili le dichiarazioni di alcuni costruttori che sostengono che le racchette da loro prodotte avrebbero una potenza aggiuntiva data da una sorta di “effetto fionda” del telaio, che dopo essersi flesso, si rilascerebbe velocemente scaricando l’energia sulla palla. In ogni caso se questo tipo di effetto si verifica, esso è legato alla rigidità del telaio, che rende più rapide le vibrazioni e forse in certi casi può consentire all’onda di vibrazione di tornare sulle corde prima che la palla sia andata via, per cui non è credibile che un telaio possa essere poco rigido e produrre nello stesso tempo questo effetto.

[2] Le differenze tra le velocità prodotte al servizio usando racchette diverse (differenze che comunque non sono dovute solo alla rigidità, ma anche alla lunghezza del telaio o al centro di massa) sono di pochi chilometri all’ora.

[3] Cioè verso il centro del piatto corde nei colpi da fondocampo già a velocità intermedie, e verso la punta nel servizio.

Il profilo del telaio

1 – Magro è bello

Se osserviamo una racchetta dal lato più breve, possiamo apprezzarne il profilo o spessore (Beam Width), un’altra grandezza da tenere in considerazione nella valutazione dell’attrezzo.

Nella maggior parte delle racchette il profilo varia da 17 a 32 millimetri. Tra due racchette costruite con lo stesso materiale, quella con il profilo più ampio avrà il telaio più rigido, e posto che abbiano la stessa forma, sarà meno aerodinamica.

Parleremo degli effetti della rigidità del telaio nella pagina seguente. Per ora ci limiteremo a notare come le migliori racchette abbiano il telaio sottile perché esso risulterà più sensibile al tocco.

Grandi campioni come Sampras e Federer giocano o hanno giocato con telai di soli 17-18 millimetri di spessore. Giocatori da fondocampo che hanno bisogno di un po’ più di spinta utilizzano racchette un po’ più rigide e spesse, ma non troppo, pena la perdita di sensibilità e di aerodinamicità nel telaio.

Wilson-K-Factor-KPro-Staff-88

La Wilson K Factor KPro Staff 88, riedizione della racchetta usata da Pete Sampras, spessa 17mm.

 

 

 

 

 

 

 

2 – Il profilo variabile

Alcune racchette moderne vengono fabbricate con un profilo variabile: in pratica il telaio si allarga gradualmente in certe zone e si restringe in altre. Questo viene fatto per rendere la racchetta più rigida in certe zone e più flessibile in altre.

In genere le racchette dal profilo variabile si allargano in testa o al centro del piatto corde, e si restringono nel manico e nel cuore. Questo per consentire una certa deflessione del telaio, mantenendo però più rigido il piatto corde. In questo modo si cerca di ottenere il miglior compromesso tra potenza e controllo.

In particolare, la racchetta dal profilo variabile che si allarga in testa consente di aumentare la rigidità torsionale, cioè di ridurre la torsione del piatto corde che si verifica quando la palla non viene colpita al centro, ma viene colpita più in alto o in basso rispetto all’asse longitudinale.

Babolat-AeroPro-Drive

La Babolat AeroPro Drive Cortex, una racchetta dal profilo variabile.

 

Occorre fare attenzione al fatto che a volte le case producono modelli di racchette simili nel nome e nel colore, ma che sono sostanzialmente racchette diverse, dal diverso spessore del profilo. Le versioni più pesanti e dal profilo più sottile possono avere nel nome il termine Pro o Tour, mentre la versione più leggera può avere il termine Team.

Il consiglio: Scegliete una racchetta intorno ai 18-21 mm di spessore, e comunque non superate i 24 mm. Evitate i racchettoni dal profilo troppo spesso.

 

La lunghezza del telaio

1 – Standard e longbody

Per esigenze di chiarezza, nella pagina sull’inerzia abbiamo trascurato il fattore lunghezza, e dunque abbiamo sostenuto che l’inerzia è data dalla distribuzione del peso nel telaio. Per capire le forze in gioco, è bene prendere in considerazione una variabile alla volta, lasciando invariate le altre. Ora dunque possiamo introdurre il fattore-lunghezza, e vedere quale influenza ha sull’inerzia e sulle altre grandezze in gioco.

Come abbiamo visto nella pagina sul bilanciamento, la maggior parte delle racchette viene fabbricata della lunghezza (length) standard di 68,58 centimetri, o 27 pollici (inches). Esistono poi le racchette cosiddette longbody, che misurano 70 centimetri, o 27,5 pollici di lunghezza. Il regolamento del tennis consente l’uso di racchette fino a 29 pollici (73,66 cm), mentre non fissa un limite minimo.

Negli ultimi tempi però si trovano sul mercato anche telai di una lunghezza leggermente superiore a quella standard (ad esempio, 69 centimetri).

Quali sono le differenze tra due telai di lunghezza diversa? Quali effetti produce la lunghezza della racchetta sul gioco? Innanzi tutto, un telaio più lungo comporta una leva più lunga, e dunque una maggiore attitudine alla spinta. A parità di peso e di bilanciamento, una racchetta più lunga avrà infatti una maggiore inerzia rispetto ad una standard. In realtà una racchetta più lunga avrà una maggiore capacità di produrre potenza anche se avrà la stessa inerzia di una più corta, perché anche a parità di velocità angolare, quella più lunga raggiungerà una maggiore velocità lineare nella testa.

Come ormai sappiamo, nella racchetta da tennis le diverse componenti vanno spesso in direzioni opposte, per cui per definire l’attrezzo giusto sarà necessario trovare i giusti compromessi. Se da un lato la maggiore lunghezza comporta una maggiore attitudine alla spinta, dall’altro lato essa comporterà una minore maneggevolezza. Questo è vero soprattutto per quei giocatori che, da sempre abituati ad utilizzare racchette di lunghezza standard, potrebbero avere dei problemi ad adattarsi ad una di lunghezza maggiorata. Naturalmente, pochi millimetri non hanno praticamente effetto, per cui non è facile avvertire la differenza ad esempio tra una racchetta lunga 68,58 centimetri e una lunga 69,2. Ma la differenza rispetto alla longbody da 70 centimetri si avverte eccome. Non a caso si è creato lo standard di lunghezza di 27 pollici, che è stato visto dalla maggior parte dei giocatori come il miglior compromesso tra attitudine alla spinta e maneggevolezza.

Head-Liquidmetal-Instinct-Tour-XL

La Head Liquidmetal Instinct Tour XL, una racchetta longbody di qualche anno fa.

 

 

 

 

 

 

 

2 – Vantaggi e svantaggi

Ma allora perché scegliere una racchetta longbody? Perché essa può comportare alcuni vantaggi.

La capacità di generare potenza è evidente soprattutto nel servizio, perché consente di colpire la palla leggermente più in alto, il che risulta utile per scavalcare più facilmente la rete, e dunque rende possibile “sbracciare” con più sicurezza. Dunque, non soltanto più potenza, ma anche un più alto margine d’errore nel fondamentale del servizio.

Inoltre, un telaio più lungo più risultare utile nei colpi in recupero, quando si tratta di allungarsi e arrivare a prendere palle quasi impossibili.

Un altro vantaggio può esserci per i giocatori bimani: dal momento che il rovescio a due mani comporta una minore leva (perché l’asse di rotazione è tra le due mani che impugnano il manico), avere una leva di lunghezza maggiore può essere utile per spingere con più facilità e dunque trovare più profondità nel colpo.

Non risultano invece particolari vantaggi nel dritto, che anzi sembra essere un po’ penalizzato.

In sintesi, fermo restando il fatto che non tutti riescono ad adattarsi ad un attrezzo più lungo, provare un telaio longbody può essere interessante per chi gioca il rovescio o entrambi i colpi a due mani, e per chi ha un servizio potente e può essere propenso a cercare una racchetta che consenta di trarre un ulteriore vantaggio da questo colpo, o magari per chi non è molto alto e vuole provare a guadagnare qualcosa riguardo all’altezza da cui si colpisce la palla.

Tra i professionisti, alcuni giocatori come Moya o Roddick ricorrevano a questo tipo di attrezzo, a volte addirittura di uno o due centimetri più lungo dei 70 centimetri dei normali longbody. Ma va detto che loro hanno la possibilità di provare tutti i telai che vogliono, di farseli costruire in base alle proprie esigenze, ed hanno tutto il tempo per allenarsi e adattarsi al nuovo attrezzo.

Il consiglio: Acquistate una racchetta di lunghezza standard (68,58 cm, massimo 69). Se giocate il rovescio a due mani (o addirittura entrambi i colpi a due mani) e/o volete più potenza nel servizio e avete la possibilità di provare una racchetta longbody, provatela per un po’ prima di acquistarla.

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La Babolat Nadal Junior 19″, per bambini fino a 5 anni.

Tabella – Lunghezza del telaio

1 pollice (in) = 2,54 cm

La misura standard per gli adulti è 27 pollici (68,58 cm).

Le misure 17 a 26 sono misure juniores.

 

Pollici Cm
17 43,2
18 45,7
19 48,3
20 50,8
21 53,3
22 55,9
23 58,4
24 61,0
25 63,5
26 66,0
27 68,58
27 ½ 70

L’inerzia della racchetta

1 – Combiniamo peso e bilanciamento

E’ giunto il momento di mettere insieme i concetti espressi nelle due pagine precedenti, vale a dire il peso e il bilanciamento, e di introdurre un concetto, quello di inerzia (Swingweight). Per il momento, però, mettiamo da parte il bilanciamento e ciò che accade quando sono coinvolte le racchette, e occupiamoci dell’inerzia lineare.

inerzia-humour

L’inerzia è la capacità di un corpo di opporsi alle variazioni del suo stato di moto o di quiete; essa ci dice quanto il corpo è in grado di mantenere il suo movimento iniziale o quanto sia difficile da parte di un altro corpo modificare lo stesso stato di moto. L’inerzia di un corpo è legata alla massa. La massa indica la quantità di materia che un corpo possiede; poiché tutti gli eventi di cui ci occupiamo avvengono nel sistema di riferimento rappresentato dalla Terra, la massa può essere considerata equivalente al peso.

Se immaginiamo due corpi che si scontrano frontalmente, come due palline da tennis, o meglio una palla più grande come un pallone da calcio che si scontra con un pallina da tennis, per conoscere il risultato dello scontro dobbiamo considerare il peso e la velocità di entrambi.

Secondo la meccanica, l’energia cinetica è uguale alla metà della massa per la velocità al quadrato. Se si vuole colpire la pallina con una grande energia, occorrerà dunque colpirla con un corpo che abbia una massa e una velocità elevate. E qui si torna alla regola di Jack Kramer, che vuole che si scelga la racchetta più pesante che si riesca a manovrare con facilità (perché altrimenti la massa sarebbe sì elevata, ma non avremmo abbastanza forza per velocizzarla).

Carolina_Kostner-trottolaDal momento però che la racchetta non è un corpo sferico come un pallone da calcio, o comunque un corpo che si muova con moto lineare, per conoscere la sua capacità di trasferire energia sulla pallina non dobbiamo considerare l’inerzia lineare, né per conoscere l’energia sprigionata in un colpo dobbiamo riferirci alla velocità lineare, perché siamo di fronte ad un corpo che ruota intorno ad un asse e dunque ha un moto angolare, per cui non sarà indifferente la distribuzione della sua massa.

Infatti, la racchetta ruota intorno alla mano che la impugna, così che le parti più lontane dall’asse di rotazione si muoveranno ad una velocità lineare maggiore (la velocità angolare è la stessa per tutta la racchetta).

Quindi, per essere precisi, quando ci si riferisce alle racchette da tennis, più che di inerzia si dovrebbe parlare di momento di inerzia, perché siamo di fronte ad un’inerzia non lineare ma rotazionale.

Il momento di inerzia della racchetta, come quello di tutti i corpi in rotazione, è dato dalla somma della massa presente in tutti i punti della sua lunghezza; le parti più distanti dall’asse di rotazione avranno però un’importanza maggiore, perché essendo più distanti da esso si muoveranno ad una velocità maggiore, mentre quella parte del manico che si trova sopra o vicino all’asse di rotazione sostanzialmente non incide sull’inerzia della racchetta. Da questo si può intuire come l’inerzia rotazionale dipende dall’asse di rotazione che si prende in considerazione. Lo stesso corpo può avere una diversa inerzia rotazionale a seconda del modo con cui lo si fa ruotare: l’esempio più tipico è quello del martello, che fatto ruotare impugnandolo per il manico è decisamente più pesante, ma anche più potente, che se preso per la testa.

Analogamente a quella lineare, l’inerzia rotazionale esprime la resistenza che la racchetta riceve al cambiamento nel suo stato di quiete o moto, per cui una racchetta con inerzia elevata avrà un’elevata capacità di imprimere energia alla pallina, ma sarà anche più difficile accelerarla e muoverla nelle diverse direzioni, quando viene tenuta per il manico. Il termine inglese esprime il concetto più chiaramente: l’inerzia, o swingweight, indica il “peso nello swing”, come il peso puro e semplice indica il peso statico, cioè la fatica che richiede la racchetta nel tenerla in posizione verticale o per il centro di massa. Considerare l’inerzia come un fattore di resistenza, ci fa capire come sia ottimistico pensare che una racchetta dotata di maggiore inerzia sia di per sé capace di generare più potenza.

Due racchette dello stesso peso possono avere un’inerzia diversa, se hanno un bilanciamento diverso. Le case costruttrici giocano su questi due elementi, peso e bilanciamento, per produrre attrezzi dalle caratteristiche diverse, anche se ci sono dei chiari limiti, di carattere generale e individuale: se l’inerzia è troppo bassa la racchetta è molto maneggevole ma diventa difficile produrre colpi di una certa potenza, mentre se l’inerzia è troppo elevata, diventa troppo stancante per il braccio.

All’inizio di questa pagina abbiamo detto che l’inerzia in una racchetta dipende dal suo peso e dal suo bilanciamento, cioè dal punto in cui si trova il centro di massa, ma poi è emerso che per essere più precisi si dovrebbe considerare l’effettiva distribuzione del peso nella racchetta, che potrebbe presentare delle variazioni dovute a restringimenti o allargamenti del profilo del telaio, all’aggiunta di materiali più pesanti in certe zone del telaio, ad eventuali strisce di piombo aggiunte per personalizzare la racchetta, ecc.

Come regola generale, tra due racchette dello stesso peso e della stessa lunghezza, quella con il bilanciamento più avanzato avrà un’inerzia maggiore.

Non bisogna comunque credere che l’inerzia sostituisca interamente il dato del peso in una racchetta. L’inerzia indica la resistenza che la racchetta oppone all’essere ruotata intorno all’asse di rotazione che si trova intorno alla mano, ma a ben guardare la dinamica del colpo, si verifica un movimento complesso che comprende diversi assi di rotazione, perché il giocatore utilizza tutte le articolazioni di cui dispone (il  piede, il ginocchio, l’anca, la spalla, il gomito, il polso); comunque, con buona approssimazione si può considerare l’asse di rotazione del movimento principale come posizionato a circa 10-20 centimetri oltre l’inizio del manico. Inoltre, il movimento di rotazione non è l’unico movimento che viene compiuto: oltre ad essere ruotata, la racchetta viene anche spinta in avanti con l’intero braccio, e dunque il dato del peso rimane comunque interessante per conoscere la maneggevolezza e la stabilità all’impatto della racchetta.

 2 – Misuriamo l’inerzia

precision-tuning-centre-prince

Il Precision Tuning Centre di Prince

L’inerzia nelle racchette viene calcolata in chilogrammi per centimetro quadrato (kg/cm2), anche se normalmente viene presentata come cifra senza specificazioni.

L’inerzia delle racchette viene misurata da macchine (come l’RDC o Racket Diagnostic Center, della Babolat) in grado di misurare l’inerzia di una racchetta, facendola oscillare e misurando il periodo di oscillazione della racchetta come se fosse un pendolo. La racchetta viene fatta oscillare intorno a 10 centimetri dall’inizio del manico, riproducendo una situazione che si verifica nei colpi a due mani, nei quali l’asse di rotazione si trova tra le mani stesse. Nella realtà, si osserva come nel servizio la racchetta venga spesso impugnata più in fondo per aumentare la leva, e dunque l’asse di rotazione si trova a circa 5 centimetri dall’inizio del manico, mentre nei colpi a una mano si trova a circa 7 centimetri. In realtà il motivo per cui si calcola l’inerzia in questo modo, è che per farla ruotare come un pendolo è necessario legarla in qualche modo al macchinario.

Occorre ricordare che in genere i produttori comunicano l’inerzia del telaio non incordato (dato che spesso si può leggere nel telaio stesso), mentre i tester delle riviste cartacee e online misurano l’inerzia posseduta dalla racchetta incordata, che è superiore al primo dato di circa 25-30 kg/cm2, con delle piccole variazioni che dipendono, come accade per il bilanciamento, dal tipo di corde che si montano (che possono essere più o meno spesse, di diverso materiale, e dunque più o meno pesanti) e dall’ampiezza del piatto corde (che può comportare l’uso di una maggiore o minore quantità di corde). Anche l’eventuale uso del gommino antivibrazioni e dell’overgrip, influendo sul peso finale, possono modificare leggermente l’inerzia della racchetta.

rotazione-racchetta

Rotazione della racchetta intorno all’asse posizionato nel manico

  3 – Effetti dell’inerzia

Come accadeva per il peso, all’interno del normale range di inerzia posseduta dalle racchette agonistiche attualmente in commercio, non ci sono grosse differenze nella capacità di produrre colpi potenti. Infatti, come per il peso, anche per l’inerzia va detto che al di sopra di un certo valore, essa influisce più sul controllo che sulla potenza: entro certi limiti è possibile ottenere lo stesso risultato in termini di velocità di palla, accelerando maggiormente una racchetta con meno inerzia (che del resto oppone meno resistenza), o velocizzando meno una racchetta con più inerzia (che opponendo una maggiore resistenza sarà più difficile da accelerare).

Un’inerzia elevata aumenta la stabilità torsionale, cioè riduce lo shock dato dal movimento a giro di vite che si verifica quando la palla viene colpita al di fuori dell’asse longitudinale.

Poiché però un bilanciamento elevato aumenta in generale lo shock, dato dal contraccolpo che si scarica sul braccio, occorre fare attenzione a che il dato di inerzia non sia dovuto tanto al bilanciamento spostato verso la testa, ma soprattutto al peso totale della racchetta.

In genere, i giocatori professionisti giocano con racchette dall’elevato valore di inerzia (in genere superiore a 350, ma a volte persino ai 370 kg/cm2).

Il consiglio: scegliete una racchetta che abbia una buona inerzia, almeno di 315 kg/cm2 (290 non incordata). Scegliete una racchetta dotata di un’inerzia elevata, purché il peso sia compatibile con le vostre possibilità, e il bilanciamento non sia spostato verso la testa (v. le pagine corrispondenti).

 

Il bilanciamento della racchetta

Penne e martelli

Se prendete in mano una penna biro senza tappo e cercate di tenerla in bilico sul vostro dito tenuto in orizzontale, il gioco vi riuscirà solo se appoggerete la penna intorno al suo centro. Se ora mettete il tappo sulla penna, per tenerla in bilico con il dito sarete costretti ad appoggiarla più verso l’estremità dove è collocato il tappo stesso. Questo perché il tappo ha spostato il centro di massa (o baricentro) della penna verso una delle due estremità.

penna-equilibrio

Una penna rimane in equilibrio su un dito se appoggiata in corrispondenza del suo centro di massa

Anche le racchette, come le penne e tutti gli altri oggetti, hanno un loro centro di massa, che non corrisponde necessariamente alla metà della loro lunghezza. Il bilanciamento (balance) misura appunto il punto in cui si trova il centro di massa.

Il bilanciamento è importante perché determina il punto intorno al quale la racchetta tende a ruotare all’impatto con la palla; si può dire che la racchetta si comporti come se tutta la sua massa fosse concentrata in quel punto.

Vi sono racchette bilanciate verso il manico (o meglio, vi erano durante l’epoca del legno, perché di fatto oggi sono scomparse), altre bilanciate intorno alla metà della lunghezza del telaio, e altre ancora bilanciate verso la testa.

Anche se negli ultimi 15-20anni sono state introdotte sul mercato racchette molto sbilanciate verso la testa, le racchette migliori sono quelle bilanciate verso il centro o verso il manico.

Le racchette sbilanciate verso la testa hanno un comportamento simile a quello di un martello (non a caso alcuni modelli come la Wilson Hyper Hammer portavano il termine “martello” nel nome!): all’inizio è difficile iniziare il movimento (non a caso le racchette di questo tipo sono leggere, altrimenti sarebbero troppo difficili da maneggiare), ma poi, una volta partita, la racchetta tenderà a proseguire il movimento da sola e colpirà la pallina ad alta velocità (Cfr. la pagina sull’inerzia).

Nel capitolo precedente abbiamo visto come una racchetta leggera sia meno efficiente rispetto ad una pesante. Ciò non toglie che per una persona dotata di poca forza, sia più facile usare una racchetta leggera e imprimerle una certa accelerazione, piuttosto che una pesante.

Se ci si abitua a questo tipo di racchetta, giocare può sembrare facile, soprattutto i colpi da fondo campo. Più difficile giocare le volée e i colpi di tocco, dal momento che, come abbiamo detto, è difficile manovrare un martello, se non per picchiare duro senza troppi pensieri. Viceversa, maneggiare un martello al contrario, cioè prendendolo per la testa, è estremamente facile, anche se naturalmente non sarà facile produrre un colpo della stessa potenza, perché avremmo quasi tutta la massa nella mano.

 2 – Riduciamo lo shock

paperino-martelloAl di là delle preferenze personali, le racchette “a martello”, designate per esprimere la massima potenza con il minimo sforzo, non sono consigliabili, perché sono leggere (e nella pagina sul peso abbiamo visto che le racchette migliori non sono leggere), perché sono rigide (e in seguito vedremo che anche questa non è una buona qualità in una racchetta), ma soprattutto hanno un importante difetto: aumentano lo shock al momento dell’impatto, che alla lunga può causare infortuni.

Se la palla non viene colpita nel centro del piatto corde, infatti, la racchetta subirà dei contraccolpi che ridurranno l’accuratezza del colpo variando l’angolo tra il piatto corde e la pallina, e dunque il controllo, responsabili di quelle che vengono chiamate “vibrazioni cattive” nel gergo tennistico (per distinguerle dalle “vibrazioni buone” legate alla deflessione del telaio). Queste “vibrazioni cattive” (che è più corretto chiamare contraccolpi) vengono assorbite in particolar modo dalle articolazioni del polso, del gomito e della spalla, e possono dar luogo, a lungo andare, a infiammazioni che possono dar vita a dolori cronici, come l’epicondilite (il famoso “gomito del tennista”), l’epitrocleite, o problemi analoghi alla spalla.

(Come vedremo in seguito, nel caso dei colpi decentrati sono da tenere in considerazione sia l’asse longitudinale, che evita il movimento di torsione tipo “giro di vite”, sia il centro di percussione).

Ora, i contraccolpi prodotti dall’impatto della racchetta con la pallina, saranno tanto maggiori quanto più il centro di massa della racchetta sarà spostato verso la testa.

Insomma, queste racchette ultrarigide, ultraleggere e sbilanciate verso la testa, rese possibili dai materiali moderni che sono leggeri e resistenti, anche se consentono di produrre una certa velocità alla palla anche a giocatori non particolarmente dotati di potenza, possono essere pericolose per la nostra salute. Ora, non si vede perché si dovrebbero rischiare dei problemi fisici, che potrebbero portare quanto meno ad uno stop più o meno prolungato nella propria attività sportiva, ricreativa o agonistica che sia, per utilizzare dei telai dai vantaggi dubbi.

(Considerando che le palle sgonfie hanno perso una parte della loro elasticità, e dunque l’impatto con esse risulta più duro, per ridurre il rischio di infortuni è anche utile cambiare spesso le palle e non giocare con palle sgonfie.)

3 – Un momento, prego

Un modo per ingraziarsi i favori del potenziale acquirente è fargli tenere in mano e in posizione verticale, un racchetta leggera e sbilanciata verso la testa. In questo modo, l’attrezzo sembra veramente leggero, e comunque più leggero di quanto non sembri tenendolo per il manico e in posizione orizzontale, parallela al suolo. E’ un po’ come tenere un martello in posizione verticale (più facile), anziché tenerlo per il manico in posizione orizzontale (molto più faticoso).

Alla base della fatica che proviamo quando teniamo una racchetta o un martello paralleli al suolo, vi è il cosiddetto momento della forza, che può essere definito come il peso della racchetta moltiplicato per il braccio della leva (che a sua volta è la distanza tra la mano e il baricentro dell’attrezzo), una forza che si applica nel baricentro della racchetta ed è parallela al suolo. Una racchetta tenuta per il manico sembrerà quattro o cinque volte più pesante rispetto a quando viene tenuta per il punto in cui cade il centro di massa o in verticale.

Due racchette della stessa lunghezza e dello stesso peso ma di diverso bilanciamento, avranno un diverso momento della forza, per cui quella con il bilanciamento più spostato verso la testa sarà più difficile da maneggiare, e affaticherà maggiormente il braccio durante il gioco, visto che spesso la racchetta viene tenuta in posizione parallela al suolo, come ad esempio nell’attesa tra un colpo e l’altro, in risposta o nelle volée.

Dunque il bilanciamento non influisce soltanto sulle forze che operano all’impatto con la pallina, ma anche sull’affaticamento dovuto al semplice maneggiare la racchetta.

(In realtà il momento della forza è presente anche durante lo swing per colpire la palla, perché comunque la forza di gravità continua ad operare. Esso non è invece presente nel servizio, quando la racchetta è tenuta in verticale.)

È vero che le racchette sbilanciate verso la testa sono in genere leggere, ma quando ci si gioca sono molto meno facili da usare di quanto non sembri tenendole in mano in posizione verticale. Vedremo comunque in seguito che il bilanciamento verso la testa presenta altri effetti negativi.

(Il momento di forza applicato ad una racchetta tenuta per il manico e parallela al suolo è un momento statico, perché la mano deve contrastare la forza che spinge la racchetta verso il suolo, mentre quando la racchetta impatta la pallina essa subisce un contraccolpo improvviso ma dello stesso tipo, cfr. la pagina su. “Cosa accade all’impatto”.)

Il consiglio: prima di apprezzare una racchetta per la sua leggerezza, provate a tenerla parallela al suolo per il manico per qualche momento… e dopo riposatela nello scaffale del negozio.

 4 – Misuriamo il bilanciamento

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Il Viper Balance Beam, per misurare il bilanciamento di una racchetta.

Come per il peso, occorre distinguere tra il bilanciamento della racchetta non incordata e quello che si ottiene dopo aver montato le corde. L’incordatura sposta in avanti il bilanciamento di circa 1-1,2 centimetri (con lievi variazioni a seconda del tipo di corde utilizzato e dell’ampiezza del piatto corde, che comporta l’uso di una diversa quantità di corde). Occorre fare attenzione, perché alcune case produttrici comunicano il valore del bilanciamento della racchetta incordata, mentre altre (come ad esempio la Dunlop) quello della racchetta non incordata. Noi faremo riferimento al bilanciamento della racchetta incordata, quello che viene misurato nei test svolti con macchinari come il Racket Diagnostic Center della Babolat o il Precision Tuning Centre di Prince, e che troviamo nei servizi offerti dalle riviste specializzate come Il Tennis Italiano e dai siti online.

Occorre poi distinguere tra il metodo di misurazione usato in Europa continentale e nei Paesi anglosassoni. In Europa continentale il bilanciamento viene misurato in centimetri a partire dal manico. Nei Paesi anglosassoni invece si utilizza la terminologia “head light” o “head heavy”: in pratica se il bilanciamento è al di sotto della metà della lunghezza della racchetta, si parla di head light, cioè la racchetta viene considerata “leggera in testa”, mentre se il bilanciamento è oltre la metà della lunghezza della racchetta, si parla di “head heavy”, cioè la racchetta viene considerata “pesante in testa”. Se invece il bilanciamento si trova esattamente a metà della lunghezza del telaio, si parla di bilanciamento neutro (even balance). La scala usata è l’ottavo di pollice (un pollice è uguale a 2,54 cm), quindi all’incirca 3 millimetri (per l’esattezza 0,3175 cm).

Prendiamo ad esempio una racchetta di 3 punti “head heavy”: essa avrà il baricentro di 0,3175*3=0,9525 cm, quindi circa un centimetro, al di sotto della metà della lunghezza della racchetta. Per convertire questo valore nel sistema europeo, dobbiamo conoscere la lunghezza della racchetta: se la lunghezza è standard (68,58 cm), il baricentro si troverà a (68,58/2)-0,9525= 33,3375 cm.

Come si può notare, la differenza tra il sistema europeo e il sistema anglosassone non riguarda tanto l’unità di misura, quanto il fatto che il sistema anglosassone ci dice direttamente se il centro di massa si trova prima o dopo la metà della racchetta, il che potrebbe sembrare utile per avere facilmente un’indicazione delle sue caratteristiche.

Il sistema europeo invece di dice soltanto a quale distanza dall’inizio del manico si trova il baricentro, il che non è equivalente al sistema anglosassone, perché non tutte le racchette hanno la stessa lunghezza, anche se in pratica la maggior parte di esse è di lunghezza standard (68,58 cm).

Ad esempio, una racchetta standard avrà il suo bilanciamento neutro a 34,29 cm, mentre una longbody da 70 cm avrà il bilanciamento neutro a 35 cm. Dunque due racchette che secondo il sistema anglosassone hanno lo stesso bilanciamento, se hanno lunghezza diversa non lo avranno secondo il sistema europeo.

Non riteniamo comunque che le informazioni in più date dal sistema anglosassone siano particolarmente utili, perché una racchetta di lunghezza standard dal bilanciamento neutrale (la metà di 68,58 cm corrisponde a 34,29 cm) è già di fatto molto sbilanciata verso la testa, quantomeno rispetto ai nostri canoni di qualità della racchetta. In pratica, possiamo usare il sistema anglosassone per scartare a priori tutte le racchette head heavy, ma anche le racchette di pochi punti “head light” sono di fatto già troppo sbilanciate verso la testa.

Le due seguenti tabelle consentono di convertire i dati di bilanciamento dal sistema europeo a quello anglosassone. Cominciamo con la racchetta standard.

Bilanciamento racchetta standard (68.58 cm)
Sistema europeo-centimetri Sistema anglosassone -punti (ottavi di pollice)
31 10 head light
31,5 9 head light
32 7 head light
32,5 6 head light
33 4 head light
33,5 2 head light
34 1 head light
34,29 Neutro (even balance)
34,5 1 head heavy
35 2 head heavy
35,5 4 head heavy

Tab. 1 – Confronto tra la misura del baricentro nelle racchette di lunghezza standard tra il sistema europeo e quello anglosassone.

Vediamo ora il bilanciamento delle racchette long body: esse in genere non sono anche head heavy, perché altrimenti sarebbero troppo poco maneggevoli.

Racchetta longbody (70 cm)
Sistema europeo-centimetri Sistema anglosassone –punti (ottavi di pollice)
31 13 head light
31,5 11 head light
32 9 head light
32,5 8 head light
33 6 head light
33,5 5 head light
34 3 head light
34,5 2 head light
35 Neutro (even balance)
35,5 2 head heavy

Tab. 2 – Confronto tra la misura del baricentro nelle racchette longbody tra il sistema europeo e quello anglosassone.

5 – Il bilanciamento ideale

Normalmente, quanto più le racchette sono pesanti, tanto più hanno il centro di massa intorno al centro del telaio, altrimenti sarebbero troppo poco maneggevoli, mentre quelle più leggere vengono bilanciate verso la testa per conferir loro una maggiore attitudine alla spinta, compensando così il minor peso.

Le ragioni di questa maggiore attitudine alla spinta verranno spiegate più nel dettaglio in seguito, per ora ci limiteremo a ricordare che un centro di massa spostato verso la testa comporta uno spostamento verso l’alto del centro di massima potenza e degli sweetspots (v. la pagina sugli sweetspots), cosa che comporta, a parità di altre condizioni, una maggiore potenza. Inoltre a parità di peso, la distribuzione dello stesso comporta differenti valori di inerzia, che a sua volta influenza l’attitudine alla spinta di una racchetta.

Come abbiamo visto nella pagina sul peso, e come ormai dobbiamo abituarci a pensare quando si parla di racchette, anche nel caso del bilanciamento dobbiamo trovare i giusti compromessi, in questo caso tra la maggiore potenza (ma anche il maggiore shock) dati da un bilanciamento verso la testa, e il maggiore controllo (e il minore shock) dati da un bilanciamento verso il manico. Considerando però che, come abbiamo visto nella pagina relativa al peso, esso produce differenze in termini di potenza relative, risulta decisamente più utile ridurre il rischio di infortuni, oltre che puntare su un maggior controllo.

Le racchette migliori saranno dunque quelle che hanno un bilanciamento basso, intorno ai 31/31,5 centimetri non incordate (9-10 punti head light). Le racchette di concezione moderna, studiate per offrire una maggiore spinta e una maggiore attitudine al topspin (v la pagina sul topspin), possono avere un bilanciamento più alto, ma l’importante è non superare i 32 centimetri (7 punti head light). Comunque, nessun campione gioca con una racchetta head heavy.

Il consiglio: scegliete una racchetta che abbia un bilanciamento (non incordata) intorno ai 31/31,5 centimetri (per le racchette di lunghezza standard). Se siete abituati a racchette dal bilanciamento più spostato verso la testa, o avete esigenze particolari (ad esempio gioco da fondo sulla terra battuta con colpi in topspin), salite leggermente ma non andate oltre i 32 centimetri Se siete in un negozio e siete incuriositi da una racchetta, prendetela in mano, e cercate il punto di bilanciamento appoggiandola su un dito o su un righello. Se il punto di bilanciamento è spostato verso la testa, non acquistatela.