Indice

Guida alla scelta della racchetta da tennis, corde e accessori. Indice

Introduzione
Perché questa guida
Come scegliere la racchetta
La racchetta migliore
Cambiare racchetta?

Scomponiamo la racchetta
Le parti della racchetta
Il peso
Il bilanciamento
L’inerzia
La lunghezza del telaio
Il profilo del telaio
La rigidità del telaio
L’ampiezza del piatto corde
Lo schema di incordatura
Il manico
Il materiale

Scelta per età e sesso. La racchetta per:
Principianti
Amatori
Agonisti
Campioni
Juniores
Donne
Anziani

Scelta per tipo di gioco. La racchetta per:
Topspin
Backspin
Serve & volley

Meccanica
Cosa accade all’impatto
Rotazione e massa efficace
Il brusco rallentamento e lo shock
Rotazione a “giro di vite”
Gli sweetspot della racchetta
Shock e vibrazioni
Potenza, controllo e maneggevolezza

Le corde
Le corde: introduzione 
Monofilamento, multifilamento, avvolgimento
Il materiale delle corde
La rigidità dinamica
La tensione delle corde
Lo spessore delle corde
Corde verticali e orizzontali, corde ibride
La durata delle corde
La rigidità del piatto corde

Gli accessori
L’overgrip
Il gommino antivibrazioni
Personalizzare la racchetta

Personalizzare la racchetta

I giocatori agonisti possiedono due o più racchette uguali, in modo da avere a disposizione racchette di ricambio nel caso in cui quella con cui si sta giocando abbia rotte le corde (o sia stata spaccata in un impeto di rabbia…), ma anche per avere racchette con corde montate a tensioni diverse, da usare a seconda delle condizioni del campo, del tempo atmosferico, dell’avversario ecc.

Una ragione per aggiungere del peso può essere quella di rendere uguali le racchette acquistate. Infatti spesso le racchette dello stesso modello possono variare leggermente nel peso e/o nel bilanciamento.

Strisce di piombo su racchetta

Striscioline di piombo aggiunte in alto sulla testa della racchetta

È possibile aggiungere strisce di piombo nel telaio o sotto il manico, ma nelle racchette che hanno il manico vuoto è anche possibile togliere il tappo al di sotto e aggiungere del peso all’interno, anche se si tratta di un’operazione più complicata.

Aggiungere del peso in testa, nella misura in cui varia il bilanciamento, può servire a spostare in alto i diversi sweetspots:

–   Il centro di percussione, che normalmente si trova a circa 4 cm al di sotto del centro della linea dei nodi: alzarlo può essere utile nel servizio. Un centro di percussione alto riduce infatti lo shock per i colpi decentrati verso la punta della racchetta, che è la zona dove si colpisce normalmente nel servizio;

–   L’area di massima potenza, che per i colpi da fondo si trova intorno al centro del piatto corde mentre nel servizio si trova tra il centro e la punta, e se si alza leggermente può essere utile soprattutto nel servizio, il che consente di aumentare leggermente la potenza in questo fondamentale;

–   La linea dei nodi, cioè la linea curva che passa per il centro del piatto corde e per due punti a ore 2 e ore 10, e colpendo la quale non si avvertono vibrazioni.

Aggiungere 10 grammi di peso in testa a ore 12 sposta verso l’alto di 16 mm la linea dei nodi e di 5 mm il centro di percussione.

Aggiungere del peso in testa a ore 3 e ore 9 può invece aumentare la stabilità torsionale, e dunque ridurre la torsione che si produce nei colpi decentrati rispetto all’asse longitudinale.

Aggiungere strisce di piombo aumenta poi l’inerzia a seconda della distanza dall’asse di rotazione. Come abbiamo visto, normalmente l’inerzia di una racchetta viene calcolata rispetto ad un asse di rotazione posto a 10 cm dall’inizio del manico (anche se di fatto nel gioco reale vi è una combinazione di diversi assi di rotazione, in corrispondenza delle articolazioni dell’anca, della spalla, del gomito e del polso). L’inerzia aumenta della massa che è stata aggiunta moltiplicata per la distanza da tale asse al quadrato, indipendentemente dalla massa iniziale della racchetta. Aumentare l’inerzia significa aumentare l’attitudine alla spinta e la stabilità all’impatto, ma significa anche rendere più difficile la maneggevolezza.

Così, aggiungere 1 grammo a ore 12 in una racchetta di 68 cm, significa aumentare l’inerzia (considerando l’asse di rotazione a 10 cm dall’inizio del manico) di 1*(68-10) cm2= 3,3kg/cm2.

Aggiungere del peso sul manico, dunque intorno all’asse di rotazione, non aumenta l’inerzia (almeno quella misurata sull’asse di rotazione posto a 10 cm dall’inizio del manico), aggiungerla sotto il manico la aumenta veramente di poco, ad esempio 10 grammi sotto il manico la aumentano di appena 1 kg.[1] Quindi aggiungere peso nel manico è utile più che altro per abbassare il bilanciamento, o per contrastare l’aumento di bilanciamento che si ha quando si aggiunge del peso in testa. Inoltre di per sé l’aumento di peso del manico aumenta la stabilità all’impatto, riducendo il brusco rallentamento, e dunque lo shock.

Aggiungere 1 grammo a ore 3 e 1 grammo a ore 9, aumenta l’inerzia di circa 4 kg/cm2. Aggiungere 10 grammi sulle razze, intorno al centro di massa, a circa 35 cm dall’inizio del manico, sposterà di poco il bilanciamento, e aumenterà l’inerzia di circa 6 kg/cm2.

Non è ovviamente possibile abbassare l’inerzia, mentre è possibile abbassare il bilanciamento.

Aggiungere del peso sposta il bilanciamento a seconda del peso iniziale della racchetta, e della distanza dal centro di massa del peso che viene aggiunto. Ad esempio, se la racchetta è lunga 68,58 centimetri, pesa 300 grammi ed è bilanciata a 32 centimetri, aggiungere 10 grammi a ore 12 sposta il bilanciamento in avanti di circa 1,2 centimetri. Aggiungere 10 grammi sotto il manico invece lo sposta all’indietro sempre di circa 1,2 cm.

Se invece si aggiungono 5 grammi a ore 3 e 5 grammi a ore 9, il bilanciamento si sposterà in avanti di 0,7 grammi.

Aggiungere del peso in corrispondenza del centro di massa non sposta il bilanciamento. Aggiungere del peso in testa o comunque al di sopra del centro di massa significa spostare il bilanciamento in avanti, spostando in avanti gli sweetspots, ma anche aumentando lo shock.

Il gommino antivibrazioni non comporta sostanziali cambiamenti nel bilanciamento: un gommino da 2 grammi non cambia il bilanciamento (che rimane pressoché invariato) e aumenta in maniera trascurabile l’inerzia (che aumenta di circa 1 kg e mezzo per cm2).

Intervenire o no?

Nella scelta se intervenire o meno nell’aggiunta di peso in una racchetta, occorre tenere presente che le racchette sono il risultato di uno studio ingegneristico che ha prodotto un risultato preciso in termini di peso, inerzia, bilanciamento, posizione del centro di percussione e del centro di massima potenza ecc. Aggiungere del peso significa intervenire in questo delicato equilibrio. In genere è preferibile scegliere una racchetta diversa piuttosto che modificarne una esistente.

Se però si dispone di una racchetta o di una coppia di racchette e si intende modificarle con l’aggiunta di peso piuttosto che acquistarne di nuove, o se si vuole rendere identiche due racchette dello stesso modello ma uscite leggermente diverse dalla fabbrica, è possibile intervenire in maniera accorta e mirata.

Se la racchetta viene percepita come poco potente al servizio è possibile aggiungere pochi grammi (ad esempio 3 o 4) in punta a ore 12; se viene percepita come poco stabile all’impatto è possibile aggiungere la stessa quantità di grammi a ore 3 e ore 9 (ad esempio 3 grammi a ore 3 e 3 grammi a ore 9).

In generale non è una buona idea quella di spostare verso l’alto il bilanciamento, per cui se si aggiunge del peso in testa, è bene riequilibrare aggiungendo del peso sotto il manico.

Aggiungere del peso in testa e sotto il manico consente di “polarizzare” la racchetta, rendendola più stabile all’impatto ma anche dotata di più potenza. Se si fa una cosa del genere (senza esagerare con il peso aggiunto) in una racchetta leggera, si potrà ottenere un notevole potenziale di spin, perché la racchetta rimarrà maneggevole ma sarà dotata di maggiore inerzia.

Rendere più pesante una racchetta leggera è una buona idea, come pure spostare il bilanciamento verso il basso.

Come intervenire

Wilson-strisce-piombo

Le strisce di piombo adesive della Wilson, pensate per personalizzare la racchetta

Prima di intervenire è buona norma conoscere i dati reali della racchetta che si possiede. Per ottenere ciò è possibile rivolgersi ad un negozio di tennis che sia in possesso di un Diagnostic Center e chiedere loro gentilmente di misurare il peso e l’inerzia della racchetta o della coppia di racchette che si possiede.

Per aggiungere del peso nel telaio di una racchetta occorrono delle strisce di piombo adesive, che si possono acquistare nei negozi specializzati, un paio di forbici, una bilancia di precisione (come quelle da cucina) e un righello.

Conoscendo almeno in maniera approssimativa il peso di una determinata lunghezza della striscia, ad esempio il peso di una striscia da un metro, è possibile calcolare la lunghezza necessaria per ottenere il peso che si desidera aggiungere al telaio, e con l’uso del righello determinare la lunghezza da tagliare. Con una penna o un’unghia si può incidere un piccolo solco o disegnare una tacca per poter poi effettuare il taglio con agio.

Una volta ritagliata la striscia, la si pesa per verificare che sia del peso desiderato. Se non lo è, se ne può tagliare un’altra correggendo l’errore. Una volta preparata la striscia destinata ad essere incollata sulla racchetta, occorre tenere presente che se essa va incollata sulla testa della racchetta, bisogna tagliarla a metà in senso longitudinale, per incollare le due metà nelle due parti opposte del piatto corde. Non sempre è però possibile farlo, perché in alcune racchette i passa corde sono così larghi che rendono difficile inserire le strisce di piombo. Occorre dunque verificare in precedenza che vi sia lo spazio sufficiente.

Se si desidera aggiungere il peso intorno al cuore, è possibile avvolgere semplicemente la striscia, avendo cura che non se ne accumuli una parte superiore all’altra in una delle due direzioni.

È possibile aggiungere del peso sotto il manico, ritagliando la striscia in piccole parti, senza il bisogno di tagliarla in senso longitudinale.

È possibile utilizzare il righello per verificare lo spostamento del bilanciamento dopo l’aggiunta dei pesi. Se è stato aggiunto del peso in testa, è possibile riequilibrare il bilanciamento aggiungendo del peso sotto il manico, e verificare che il centro di massa sia stato di nuovo abbassato.

 


 

Note:

[1] Certamente aumenterà l’inerzia rispetto alle assi di rotazione più lontane, come quello intorno alla spalla, ma in quantità trascurabile dal momento che in essi influisce anche il peso del braccio, per cui pochi grammi in più o in meno non cambiano le cose.

Il gommino antivibrazioni

Agassi-vibration-dampener

Andre Agassi usava un elastico annodato per smorzare le vibrazioni.

Il gommino antivibrazioni (vibration dampener) viene utilizzato per ridurre le vibrazioni, ma in realtà riduce soltanto le vibrazioni delle corde, che sono meno energetiche di quelle del telaio, e avvengono a circa 500-600 Hertz. Oltre a ciò, anzi proprio per questo, il gommino è in grado di ridurre il suono delle corde all’impatto. Considerando che le corde pesano circa un ventesimo del telaio, le loro vibrazioni hanno un’intensità ridotta. L’uso o meno del gommino dunque riguarda più che altro le sensazioni di gioco. Il suono può avere un ruolo nelle sensazioni di gioco come l’odore lo può avere quando si mangia.

Normalmente il gommino viene utilizzato nelle racchette leggere, o dal peso medio, e rigide. La scelta di usare o meno il gommino antivibrazioni è dunque puramente soggettiva. C’è chi trova utili le vibrazioni delle corde come indicazione sul tipo di colpo giocato, e chi preferisce un colpo più sordo.

Altri strumenti antivibrazioni che vengono inseriti nel telaio possono aiutare a smorzare le vibrazioni, ma dal momento che ad essere veramente pericolosi per lo shock sono i contraccolpi e non le vibrazioni del telaio o delle corde, questi strumenti devono essere considerati al massimo una protezione aggiuntiva, per la verità di dubbio effetto.

L’overgrip

overgripSe il grip è il rivestimento del manico, già presente in dotazione nelle racchette ed incollato e/o fissato con delle graffette, l’overgrip è la guaina che si può avvolgere intorno al grip per proteggerlo e/o per soddisfare particolari esigenze come: ampliare il grip stesso, rendere la presa meno scivolosa, assorbire il sudore ecc… Esistono infatti overgrip di diverso tipo e spessore, dalla superficie liscia o ruvida, spugnosa e assorbente ecc.

Teoricamente è possibile sostituire il grip stesso, magari per ampliarne o ridurne le dimensioni, o per montarne uno dalle caratteristiche diverse, ma si tratta di un’operazione più complicata della semplice aggiunta di un overgrip. Nel dubbio è dunque preferibile acquistare una racchetta dal manico più piccolo (ad esempio L2 anziché L3) e poi aggiungere uno o due overgrip sopra ad esso, come del resto fanno anche alcuni professionisti.

Poiché la sensibilità della mano è molto importante, come anche la possibilità di avere una buona aderenza, è utile cambiare abbastanza spesso l’overgrip in modo da averne sempre uno intatto e non usurato.

Nei periodi caldi e se si tende ad avere le mani sudate, è una buona abitudine quella di non rinchiudere la racchetta nella custodia dopo aver giocato, ma di lasciarla libera di prendere aria per qualche ora o per una notte, in modo da consentire al grip o all’overgrip di asciugarsi.

La rigidità finale del piatto corde

Le grandezze fino ad ora considerate influiscono ognuna per la sua parte sulla rigidità finale del piatto corde, che indica il comportamento reale del piatto corde all’impatto con la pallina. La rigidità finale del piatto corde dipende da un lato dalle caratteristiche della racchetta (ampiezza del piatto corde, schema di incordatura), e dall’altro dalle caratteristiche delle corde (materiale, costruzione, calibro, tensione delle corde).

Ad esempio, una racchetta dallo schema di incordatura fitto (come può essere un 18*20) e dal piatto corde piccolo (ad esempio da 90 pollici quadrati) avrà una rigidità finale del piatto corde maggiore, rispetto ad una racchetta dallo schema di incordatura meno fitto (ad esempio, 16*19) e dal piatto corde più grande (ad esempio, 100 pollici quadrati), anche se le due racchette montassero le stesse corde alla stessa tensione. Occorre anche tenere presente che le corde tendono a perdere tensione nel tempo, e che questa perdita di tensione dipende da cause diverse (tipo di corde, numero di ore di gioco, intensità dei colpi, temperatura ecc.). Per questo motivo la rigidità finale del piatto corde, per una data racchetta incordata con un dato tipo di corde ad una data tensione, non è fissa, ma tenderà a diminuire nel tempo.

Se alla rigidità finale del piatto corde si aggiungono le caratteristiche del telaio (peso, rigidità, bilanciamento), otteniamo la rigidità finale della racchetta.

Quanto durano?

Quanto dura un’incordatura? Dobbiamo cambiare le corde solo quando si rompono? E cosa accade se la racchetta non viene usata per mesi o per anni?

Isner-corde-rotte

Non stupisce che John Isner possa rompere le corde…

Le corde tendono ad usurarsi in base al numero di colpi che subiscono, alla loro intensità e al loro tipo. Le corde tendono a rompersi più facilmente se si tira forte, se si imprime rotazioni (perché le corde tendono a scivolare l’una sull’altra, usurandosi), se si usano corde sottili, se si usano corde a bassa tensione, insomma a provocare la rottura sono le stesse forze che tendono ad usurare le corde.[1] I colpi errati, in cui si colpisce forte e vicino al telaio possono essere decisivi per la rottura, perché in quella zona le corde non si riescono a flettere oltre una certa misura, per cui si romperanno.

Dopo un certo numero di ore di uso, le corde tendono a perdere tensione. In genere le corde più morbide perdono meno tensione di quelle rigide. Le corde in budello naturale perdono meno tensione di quelle in nylon, le quali a loro volta perdono meno tensione di quelle in poliestere. Quelle in kevlar perdono tensione in maniera notevole. La perdita di tensione non è necessariamente un male, almeno per gli amatori, che potranno apprezzare la maggiore morbidezza e un dwell time più lungo. La perdita di tensione infatti non comporta una perdita in termini di restituzione dell’energia: una minore tensione comporta una maggiore deflessione delle corde e dunque un impatto più lungo e una distribuzione della forza in un maggiore lasso di tempo (stiamo sempre parlando di una questione di millisecondi), ma la forza in gioco rimarrà la stessa.

Alcuni giocatori lamentano una diminuzione nella potenza dei loro colpi con il passare delle ore di gioco, soprattutto se usano corde rigide come quelle in poliestere o ancor più in kevlar, anche se la teoria e anche gli esperimenti dimostrano che in realtà una minore tensione comporterà semmai un leggero aumento di potenza, o al massimo nessuna differenza in termini di potenza. Quello che cambia è più che altro il comportamento delle corde, che si flettono di più, aumentando il dwell time, che può aumentare la percentuale di errore nei colpi non centrati, e in generale cambia la sensazione provocata dall’impatto, che risulta più morbido, più attutito, quando le corde sono più elastiche e/o a bassa tensione.

Potrebbe darsi che tutte queste differenze tra il gioco con corde allentate e il gioco con corde nuove, come la più lenta restituzione della palla, il suono meno accentuato e le minori vibrazioni sia delle corde che del telaio, possano essere interpretati dai giocatori come una minore velocità in uscita della palla, anche se questo non accade. Un’altra possibile causa della percezione della minore potenza potrebbe essere data dalla minore capacità della palla di arrampicarsi sulle corde, e dunque la maggiore difficoltà nel dare rotazioni alla palla, che si verifica quando la tensione delle corde è ridotta, per cui la palla finirà sulla rete o comunque andrà poco profonda rispetto alle intenzioni del giocatore, e questo sarà percepito erroneamente come una minore velocità della palla.

Le corde tendono poi a durare meno se sono esposte a condizioni climatiche estreme o ad una umidità elevata. Per questo quando non si gioca la racchetta va tenuta nelle propria custodia, e in ogni caso in ambienti asciutti e a temperature miti.


Note:

[1] Questo non vuol dire che in una corda la resistenza equivalga alla rigidità: una corda può avere alta resistenza e bassa rigidità, e viceversa.

Corde verticali e orizzontali, corde ibride

Dal momento che le corde verticali (main strings) sono più lunghe, esse si deflettono di più, per cui poco a poco vengono “segate” da quelle orizzontali (cross strings), che si deflettono meno e dunque si comportano come corde più rigide. Per questo motivo in genere sono le corde verticali sono le prime a rompersi.

Per evitare questo effetto, a volte si decide di incordare le verticali con una tensione diversa (in genere di 1-2 kg più elevata) di quelle orizzontali, in modo che si deflettano meno.

roger federer corde ibride

Roger Federer opta per la soluzione ibrida

Oppure si può decidere di montare corde di tipo diverso, scegliendo un materiale più rigido e più durevole per le verticali, e uno più elastico per le orizzontali (ad esempio sintetico per le verticali e budello per le orizzontali, o poliestere per le verticali e nylon per le orizzontali). La soluzione ibrida consente di inventare moltissime combinazioni diverse, ed è ormai divenuta di moda, tanto che ormai molte case producono corde ibride preconfezionate. La durabilità delle corde ibride è maggiore, anche se non sembra vi siano altri benefici nel gioco, se non in termini di sensazioni, e dunque di preferenze personali. Infatti la capacità di flettersi da parte delle corde più corte o di quelle più rigide rappresenta un limite per quelle più lunghe o quelle più elastiche: il comportamento finale del piatto corde sarà così determinato soprattutto dalle corde più rigide, che impediranno a quelle più elastiche di deformarsi oltre un certo limite.

Occorre comunque ricordare che anche il principio per cui le corde di diversa lunghezza si deformano in maniera diversa, vale anche per le diverse corde appartenenti al gruppo delle verticali, che essendo di lunghezza diversa, si defletteranno in maniera diverse, e per le diverse corde appartenenti al gruppo delle orizzontali. In pratica, anche se la tensione con cui sono state montate è la stessa, ciascuna corda si comporterà in maniera differente. Poiché però le corde sono intrecciate tra loro, il piatto corde nel suo complesso darà una risposta generale che dipenderà dal comportamento delle singole corde e dalla loro interazione reciproca. Per fare in modo che la risposta delle corde sia la più uniforme possibile, si potrebbero montare le corde tutte a tensioni diverse, anche se poi va tenuto presente che con il passare del tempo esse perderanno tensione, ed è ottimistico pensare che la perdita di tensione sia la stessa per tutte (ad esempio quelle centrali, che subiranno la maggiore quantità di colpi, tenderanno a perdere maggiormente tensione).

Il consiglio: Se l’uso di una tensione diversa (1-2 kg in più per le corde verticali) può avere un senso, l’uso di materiali e calibri diversi appare poco sensata, perché il risultato finale in termini di deflessione delle corde, e anche il suo cambiamento nel tempo, sarà difficilmente prevedibile, soprattutto per chi non ha la possibilità di sostituire l’incordatura molto spesso.

 

Lo spessore delle corde

Poiché in commercio si trovano corde di diverso spessore, occorre scegliere il giusto spessore per le proprie esigenze.

Lo spessore delle corde è misurato in millimetri, oppure secondo un numero di calibro, che progredisce inversamente rispetto allo spessore. Così ad esempio una corda di calibro 17 può avere spessore 1,25 mm, mentre una di calibro 16 può avere uno spessore di 1,30. La misura in millimetri non è sempre la stessa per le diverse marche, per cui si tratta di un’indicazione di massima.

 

Calibro U.S.A. Calibro in mm
15 1,43
15L 1,38
16 1,32
16L 1,28
17 1,25
17L 1,20
18 1,10

 

Il calibro delle corde influisce sulla loro rigidità: corde più spesse, se fatte dello stesso materiale e della stessa lunghezza, si fletteranno meno. È anche vero che le corde più sottili, oltre un certo livello di tensione o di forze subite tenderanno a divenire rigide prima, col risultato che ad alte tensioni e/o ad alte velocità di impatto, la differenza in termini di flessibilità e quindi di restituzione tra corde sottili e corde rigide si riduce parecchio (anche perché a quel punto la pallina stessa diverrà più rigida).

In genere le corde sottili sono preferibili perché si deflettono di più a velocità medio-basse, e inoltre perché danno più sensibilità e prendono meglio le rotazioni. È anche vero che le corde sottili tenderanno a rompersi spesso, per cui occorre trovare il giusto compromesso in base alle proprie caratteristiche di gioco e alle proprie esigenze.

La tensione delle corde

tensione-cordeQuando le corde vengono montate ad una certa tensione con l’ausilio della macchina incordatrice, esse ricevono una certa energia potenziale, che verrà esercitata ogni volta che verrà effettuato un colpo, finché una o più corde non si romperanno. Infatti ogni volta che la pallina e le corde si scontrano, queste ultime si flettono, per poi tornare rapidamente nella posizione di partenza.

La differenza nella flessione delle corde (e nella durata dell’impatto) a tensioni diverse è maggiore se si usano corde morbide (budello, nylon).

Le corde che si flettono di più, restituiranno l’energia elastica in un tempo più lungo, mentre le corde che si flettono di meno, lo faranno in un tempo più breve, ma la quantità di energia elastica restituita sarà sostanzialmente la stessa.

A bassa velocità di gioco, comunque, la deflessione delle corde è limitata, per cui corde di diverso tipo e di diversa tensione si comporteranno più o meno allo stesso modo. Dunque la scelta delle corde e della loro tensione è tanto più importante quanto più alto è il livello di gioco.

All’interno di un normale range di tensione, diciamo dai 20 ai 30 kg, dovrebbe valere la regola secondo cui, quanto più le corde sono tese, tanto più esse daranno controllo, e meno potenza. Ciò accadrebbe perché all’impatto con la pallina le corde si deflettono, per poi restituire l’energia accumulata, a mo’ di elastico,[1] e più esse sono tese, meno si defletteranno. In realtà la tensione delle corde influenza poco la potenza prodotta, per tre ragioni: in primo luogo perché solo un terzo dell’energia prodottasi all’impatto viene convertita in energia elastica, in secondo luogo perché questa energia viene divisa più o meno equamente tra le corde e la pallina, e in terzo luogo perché le corde disperdono una percentuale molto piccola dell’energia che accumulano (circa il 5%), e comunque la differenza nella tensione non influisce su questa dispersione.

Quello che può cambiare con il variare della tensione delle corde è la quantità di energia che viene dissipata dalla palla. In un normale range di tensione, l’energia dispersa dalla palla aumenta leggermente con l’aumentare della tensione delle corde, e questo è il motivo per cui una tensione più bassa favorisce leggermente la potenza.

Dunque una minore tensione delle corde può aumentare leggermente la quantità di energia elastica che si accumula sulle corde a scapito di quella che si accumula sulla pallina, che si deformerà di meno, e visto che le corde disperdono meno energia della pallina, con corde meno tese si può riuscire a diminuire la dispersione totale di energia, ma all’atto pratico la velocità della palla può variare al variare della tensione delle corde di appena l’1%. Ad alte velocità poi la differenza si riduce ulteriormente perché la pallina, comprimendosi di più, disperde una quantità di energia ancora più alta, riducendo ulteriormente il “guadagno” che si può ottenere con le corde. Inoltre ad alte velocità, con l’aumento delle forze in gioco, aumenta la durezza delle corde stesse, che quanto più vengono deflesse, tanto più tendono ad irrigidirsi (soprattutto quelle sintetiche e comunque quelle rigide). Per questo le stesse corde possono comportarsi in modo diverso se usate dai professionisti o da amatori che colpiscono la palla a velocità inferiori.

In poche parole, per tirare forte ad essere decisiva è la velocità impressa alla racchetta, mentre appare ottimistico ottenere questo risultato lavorando sulle corde. Se si vuole tirare più forte occorre lavorare sulle doti fisiche o tecniche, o al limite usare una racchetta più rigida, dal piatto corde più ampio e dallo schema di incordatura meno fitto (tenendo però presenti le controindicazioni a questo riguardo di cui abbiamo ampiamente parlato). Del resto, se veramente la tensione delle corde avesse un ruolo rilevante nella possibilità di generare potenza, non si vedrebbe come mai tra i giocatori professionisti (che comunque non potrebbero rinunciare oltre un certo livello alla potenza) vi siano differenze così rilevanti nella scelta della tensione.

La tensione delle corde influisce soprattutto su altri aspetti: più è bassa la tensione, più la palla rimane a lungo sulle corde e dunque aumenta il dwell time, il che è positivo per la riduzione dello shock. D’altro canto, una tensione più bassa provocherà una maggiore deflessione delle corde, che potrebbe ridurre il controllo, soprattutto nei colpi decentrati e ad alta velocità.[2]

Una tensione più alta, viceversa, aumenterà la vibrazione delle corde, dando una sensazione fisica e sonora diversa al giocatore, che potrebbe apprezzarla o meno a seconda delle preferenze personali.

Dunque la scelta della tensione delle corde è soprattutto una questione personale. In genere vale comunque il consiglio di scegliere una tensione medio-bassa, per ridurre le vibrazioni e lo shock, soprattutto se si hanno problemi al gomito. La scelta di alcuni professionisti dotati di grande potenza, di usare corde ad alta tensione (anche oltre i 30 kg) per avere più controllo non va assolutamente imitata da parte degli amatori, soprattutto se non più giovanissimi…

Lo schema di incordatura e l’ampiezza del piatto corde

Quanto influiscono la dimensione del piatto corde e la quantità delle corde in esso presenti sulla prestazione? Sostanzialmente esse sono in grado di influire sulla prestazione delle corde, come se ne modificassero la rigidità.

La rigidità delle corde infatti dipende tra le altre cose dalla loro lunghezza: ad esempio le stesse corde montate in una racchetta oversize tendono a flettersi di più, e per questo le case produttrici consigliano una tensione maggiore nelle racchette oversize che nelle racchette mid o midplus.

Il consiglio: mantenetevi in un range di tensione medio-bassa, con piccole variazioni a seconda del tipo di corde usato. In generale, non superate i 25 kg. Tenete comunque presenti anche l’ampiezza del piatto corde e le raccomandazioni del produttore; nel dubbio, rimanete nella media dei valori da esso indicati.


Note:

[1] Questo non accadrebbe qualora si utilizzasse una tensione così bassa da far sì che all’impatto le corde scivolassero tra loro, dissipando energia sotto forma di attrito.

[2] Soprattutto se si usano corde come quelle in budello che tendono a rimanere morbide anche ad alte velocità di impatto.

La rigidità dinamica

cordeLa rigidità di una corda può essere misurata in maniera statica, applicando una forza che tende a deformare le corde e misurando l’entità della loro deformazione, ma questo non è il metodo migliore per conoscere il loro comportamento, perché quello che conta è ciò che accade realmente durante il gioco, e cioè all’impatto tra le corde e la palla, impatto che dura pochi millisecondi. La rigidità dinamica misura il comportamento delle corde in quel breve lasso di tempo in cui si verifica l’impatto con la palla. Le componenti che costituiscono la rigidità dinamica sono due: quanto la corda aumenta di tensione all’impatto, e quanto si deflette. Una corda rigida aumenta di tensione più di una corda elastica, e si deflette di meno.

La rigidità dinamica misura dunque il rapporto tra quanto la corda aumenta di tensione e quanto si deflette, ed è la proprietà fisica più importante di una corda. Essa si misura in chilogrammi per centimetro (o in libbre per pollice). La rigidità dinamica dipende principalmente dal materiale con cui è costruita una corda, per cui nonostante la grande varietà delle corde presenti sul mercato, esse possono essere classificate in base al materiale, e dunque risultano esistere poche classi di corde, all’interno delle quali le differenze non sono grandi.

Le corde più morbide sono in genere le migliori perché si deflettono di più, aumentando il dwell time e dunque riducendo lo shock, e perché si comportano in modo diverso a seconda della velocità dell’impatto e della tensione a cui sono incordate, consentendo di avere una maggiore sensibilità.

Le corde rigide possono però essere preferite dai professionisti perché una riduzione del dwell time risulta utile per aumentare il controllo ad alte velocità, e per le rotazioni. D’altronde la rapida perdita di tensione, tipica delle corde rigide, non è per loro un problema perché possono cambiare racchetta e farsi incordare di nuovo la racchetta ogni volta che lo desiderano. Infine, i professionisti sono giovani e allenati e non hanno problemi di gomito del tennista.