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Potenza, controllo, maneggevolezza

Concetti non scientifici

Fino ad ora abbiamo scomposto la racchetta nelle sue parti, mostrando gli effetti che esse hanno nel gioco e nel fisico di chi la utilizza, e abbiamo visto più da vicino cosa accade all’impatto tra la pallina e la racchetta, e quali eventi si verificano in termini di vibrazioni, liberazione di energia ecc.

In questa pagina passeremo rapidamente in rassegna i concetti più utilizzati nel mondo del tennis, come potenza e controllo, cercando di vedere cosa essi significhino e quali basi scientifiche abbiano. È interessante il fatto che questi concetti vengono usati nelle recensioni che compaiono nelle riviste specializzate o nei siti Internet, dando per scontato che si sappia cosa vuol dire, mentre essi sono spesso usati in modo quantomeno ambiguo, basandosi più che altro sulle sensazioni personali durante il gioco.

Infatti spesso questi concetti, a differenza delle grandezze come peso, inerzia, rigidità, non offrono parametri che sia possibile misurare, e dunque non possono essere considerati scientifici.

Potenza

Uno dei concetti usati più spesso è quello di potenza. Ma cosa si intende per potenza? Naturalmente il tennis non è uno sport come il lancio del giavellotto, dove si tratta di tirare il più forte possibile, e normalmente i giocatori non cercano la massima velocità possibile (tranne forse nella prima di servizio), per non perdere il controllo.

Marat Safin

Marat Safin con la sua Head Prestige, una racchetta che non gioca da sola…

Inoltre, una racchetta non gioca da sola, per cui questo concetto presenta l’ambiguità dovuta al fatto che la “potenza” verrà generata dal braccio che la impugna, e diversi giocatori saranno in grado di produrre risultati diversi. Dunque, anche se può sembrare banale, è bene ricordare che la potenza dipende dal giocatore, non dalla racchetta. Il fatto che la racchetta non giochi da sola, comporta poi l’altrettanto ovvia conseguenza che quello che conta non sono tanto le caratteristiche “in sé” della racchetta, ma la sua interazione con il giocatore. Per cui un giocatore potrebbe trovare più “potente” una racchetta che trova confortevole, perché tenderà a colpire più forte, anche se magari tenderà ad attribuire la maggiore potenza alla racchetta, più che alla sua interazione con essa.

Comunque, se con potenza intendiamo la capacità di una racchetta di generare la massima velocità di palla, si deve dire una cosa che può apparire sorprendente, e cioè che tutte le racchette offrono sostanzialmente la stessa potenza.

Ad esempio, è stato dimostrato che con le vecchie racchette di legno è possibile servire più o meno alla stessa velocità con cui si serve con le racchette moderne. Quello che varia semmai è la facilità con cui con queste ultime si riesce a servire trovando un buon compromesso tra potenza e controllo, facilità che consente di spingere con meno timore di sbagliare e con più successo.

A livello teorico, due grandezze che possono essere utilizzate per misurare la “potenza” di una racchetta sono il peso e l’inerzia, perché indicano la capacità della racchetta, a parità di altre condizioni, di trasferire una maggiore quantità di energia alla palla, nelle due componenti in cui può essere diviso il moto di una racchetta, cioè rispettivamente quello lineare e quello rotazionale. A parità di velocità della racchetta, sarà più potente, cioè imprimerà una maggiore velocità alla palla, una racchetta più pesante e/o dotata di maggiore inerzia. Ma è anche vero che una racchetta più leggera e/o una dotata di minore inerzia sarà più maneggevole e dunque potrà essere usata a velocità maggiori. Dunque per la maggior parte delle racchette in commercio, se si esclude quelle juniores, il peso o l’inerzia non influiscono sulla capacità di produrre potenza, anche se solo i più forti sapranno maneggiare le racchette più pesanti e quelle dotate della maggiore inerzia.

Una differenza va comunque fatta tra la prima di servizio, dove si può cercare di imprimere alla racchetta la massima velocità possibile, e gli altri colpi, dove si tende ad usare la racchetta ad una velocità controllata. Nel primo caso il peso conta meno, perché una racchetta più leggera potrà essere mossa a velocità maggiori, mentre nel secondo una racchetta più pesante può rivelarsi più potente, posto che si riesca a muoverla alla velocità a cui si è abituati. Infatti spesso i giocatori hanno un movimento “registrato” in termini di ampiezza e velocità, per cui potrebbero tendere ad usare le diverse racchette allo stesso modo, trovando pertanto più “potente” quella che meglio si confà alle loro caratteristiche, cioè la più pesante tra quelle che riescono a maneggiare con facilità (e qui torna la famosa regola di Jack Kramer…).

Vi è poi un tipo di racchette (leggere e sbilanciate verso la testa, magari rigide e dal piatto corde ampio), che viene considerato “potente”: in realtà in questo caso si vuole intendere che la racchetta è in grado di generare una discreta velocità senza grande sforzo. In questo caso più che di potenza in senso assoluto, dovremmo parlare di facilità di gioco.

Un altro concetto che può essere collegato a quello di potenza è il coefficiente di restituzione, che indica la capacità della racchetta di restituire la più alta percentuale di energia (o meglio la più alta velocità) rispetto a quella generata dall’impatto. Il coefficiente di restituzione dipende dalla rigidità del telaio, dall’ampiezza del piatto corde e (all’inverso) dallo schema di incordatura, oltre che dal punto in cui si impatta la palla.[1] Tuttavia le differenze tra le racchette in questo aspetto sono poche, per cui è ottimistico pensare di poter “tirare più forte” con una racchetta solo perché è in grado di restituire una percentuale più elevata della velocità iniziale.

Una racchetta rigida o dal bilanciamento alto avrà più che altro il centro di massima restituzione più alto e dunque sarà, a parità di altre condizioni, più “potente” nel servizio, dove si tende a colpire la palla nella parte alta del piatto corde, verso la punta;[2] oppure potrà essere “potente” nei colpi da fondo perché avrà il centro di massima restituzione più alto e dunque più vicino al centro del piatto corde, dove si colpisce la maggior parte delle volte.

Una racchetta dal piatto corde ampio avrà a parità di altre condizioni un coefficiente di restituzione più grande e un’area di buona restituzione più ampia.

Una racchetta considerata in grado di “perdonare” i colpi decentrati, sarà dotata di un’ampia area ad elevato coefficiente di restituzione, e dunque sarà dotata di un piatto corde ampio. Questa caratteristica sarà apprezzata da giocatori non esperti che tendono a colpire la con una certa frequenza la palla al di fuori dal centro del piatto corde. Noi non consideriamo comunque utile affidarsi alla capacità di “perdonare”, per cui non riteniamo consigliabile una racchetta dal piatto corde molto ampio: è preferibile cercare di migliorare il proprio stato di forma atletico (se il problema è che non si arriva in tempo sulla palla), oppure la propria tecnica, che si può sempre migliorare a tutte le età.

Una racchetta leggera, rigida e dal piatto corde ampio non può essere considerata “potente” in sé, nel senso che non sarà in grado di generare in senso assoluto velocità di palla significativamente più elevate, ma più che altro consentirà anche a chi non ha molta forza, a chi gioca con movimenti brevi e lenti e a chi spesso non colpisce la palla al centro del piatto corde (dunque a giocatori principianti o intermedi), di ottenere comunque dei colpi discreti. Per chi gioca a velocità più elevate però, una racchetta di questo tipo mostrerà tutti i suoi limiti, comportando scarso controllo ed elevato shock. Tanto è vero che i professionisti non usano questo tipo di racchette.

In sintesi, una racchetta non si sceglie per la potenza, ma per la maneggevolezza, la stabilità e la riduzione dello shock, e poi eventualmente anche per le sensazioni che dà e le esigenze di gioco personali.

 

Controllo

Anche qui come per la potenza siamo di fronte ad un concetto ambiguo. Alcune racchette vengono considerate dai tester delle riviste o dei forum come dotate nello stesso tempo di potenza e controllo, mentre in altre questi due concetti sono inversamente proporzionali.

Occorre tenere presente che la stessa racchetta può ottenere risultati diversi e dare sensazioni diverse a seconda della velocità con cui si colpisce la palla, e della velocità della palla dell’avversario.

Se per controllo si intende la stabilità all’impatto, esso è legato al peso e all’inerzia, grandezze che saranno tanto più importanti quanto più elevato è il livello di gioco e quanto più alta sarà la potenza propria e dell’avversario. Dunque i giocatori potenti usano racchette pesanti non per “tirare più forte”, ma per avere più stabilità all’impatto e dunque più controllo.

È possibile che il controllo sia legato ad un dwell time breve: in questo caso influiscono quelle grandezze che consentono di ridurre il dwell time (telaio rigido, piatto corde piccolo, schema di incordatura denso, corde rigide, spesse e dalla tensione elevata), anche se va ricordato che un dwell time breve aumenta lo shock e dunque la possibilità di infortunio.

Se invece per controllo si intende la maneggevolezza, siamo ancora una volta di fronte ad un concetto ambiguo (v. paragrafo seguente).

Babolat Racket Diagnostic Center

Il Babolat Racket Diagnostic Center

Il Babolat Racket Diagnostic Center (RDC) misura i dati di potenza e controllo mediando peso, bilanciamento, rigidità e inerzia. Poiché i valori di potenza e controllo sono indicati una scala da 1 a 100, e la somma dei due valori dà 100, si tratta di un’indicazione relativa ad una singola racchetta, e non esprime dei valori assoluti. Inoltre, essa presuppone che in una racchetta i valori di potenza e controllo siano inversamente proporzionali (se una racchetta ha più potenza, avrà meno controllo e viceversa), cosa che non è sempre vera (una racchetta più pesante esprimerà in termini assoluti sia una maggiore potenza, cioè un peso e inerzia, che un maggiore controllo, cioè una maggiore stabilità all’impatto).

 

Maneggevolezza

Qui siamo di fronte ad un concetto la cui ambiguità è legata al fatto che si può riferire alla facilità di tenere in mano e di muovere la racchetta, prescindendo dall’impatto con la pallina, oppure alla facilità di gioco, presumibilmente alla facilità con cui si riesce a produrre colpi efficaci.

Nel primo caso una racchetta sarà maneggevole se sarà leggera e/o bilanciata verso il manico (head light), e dunque dotata di un basso momento di forza e di una bassa inerzia, mentre nel secondo sarà maneggevole se avrà un’inerzia e/o un coefficiente di restituzione elevato.

È chiaro che, come per i concetti precedenti, anche questo dipenderà dal giocatore: un giocatore allenato e dotato di forza potrà trovare maneggevole una racchetta per un altro giocatore potrebbe rivelarsi proibitiva.


Note:

[1] Esso dipende anche, ma in una percentuale limitata, dalla tensione delle corde (v. pagina corrispondente) oltre che dal peso e dall’elasticità della palla. Considerando che il peso della palla varia di poco (per regolamento, da 56,7 a 58,5 grammi), ad avere una certa importanza sono le condizioni delle palle, per cui il consiglio è di non usare palle sgonfie e poco elastiche.

[2] Si fa questo sia perché colpendo più dall’alto si aumenta la probabilità di tenere la palla in campo, sia perché come abbiamo visto nel servizio la parte più potente del piatto corde è quella sopra al centro, a metà strada tra il centro e la punta.

La racchetta per il serve & volley

Edberg

Stefan Edberg, maestro di serve & volley con la sua Wilson Pro Staff

Il giocatore di serve & volley ha bisogno di una racchetta maneggevole, per arrivare bene nelle situazioni in cui c’è poco tempo, e stabile all’impatto nelle volée e negli smash. Dunque deve essere una racchetta classica, dal bilanciamento non troppo spostato verso la testa, e dal peso importante ma non eccessivo, per avere una discreta stabilità all’impatto nei confronti dei passanti dell’avversario, quando non c’è la possibilità di imprimere energia alla racchetta con un’apertura ampia, ma senza perdere in maneggevolezza. È bene che la rigidità non sia elevata, per avere la giusta sensibilità nel gioco.

La racchetta per il backspin

federer-rovescio-sliceA differenza che nel gioco in topspin, il gioco in backspin (rotazione dall’alto verso il basso, ad esempio nel rovescio slice) richiede una racchetta di tipo classico, dunque dal piatto corde più contenuto, dal bilanciamento più verso il cuore che verso la testa, e dal profilo sottile. Infatti per questo tipo di colpo non è richiesta l’estrema velocizzazione della racchetta che era richiesta nel caso precedente, perché dopo il rimbalzo la rotazione che assume la palla è già quella giusta, o al massimo non vi è alcuna rotazione. Dunque non si tratta di ribaltare la rotazione, ma solo di assecondarla o al massimo di aumentarla.

La racchetta per il topspin

Per il gioco in topspin è necessario essere capaci di velocizzare parecchio la testa della racchetta. Dal momento che si intende dare alla palla un certo grado di spinta in verticale per darle una rotazione verso l’alto, c’è il rischio di disperdere energia preziosa per imprimere comunque una buona velocità alla palla: per evitare che la velocità orizzontale della palla e dunque la potenza del colpo cali troppo, è necessario fornire una grossa quantità di energia al colpo. Per questo i giocatori capaci di imprimere alla palla una grossa rotazione verso l’alto, sono dotati di molta forza (o meglio potenza, cioè forza veloce) nel braccio, in particolare nei muscoli del braccio (bicipite) e della spalla, oltre che della capacità tecnica di colpire con un gesto che sia in grado di imprimere una frustata con il polso.

Occorre anche tenere presente che per imprimere una rotazione verso l’alto alla palla, per produrre colpi in topspin, è necessario ribaltare la rotazione della palla che arriva dall’avversario. Infatti, a causa dell’attrito provocato dall’impatto tra la palla e il terreno, essa acquista una rotazione verso l’alto indipendentemente dal fatto che l’avversario abbia voluto o no imprimerne una in tal senso. Dunque, che il colpo dell’avversario sia stato in topspin o piatto, la palla colpirà il nostro piatto corde con una rotazione verso l’alto, ma rispetto alla nostra racchetta la rotazione sarà opposta al nostro topspin, cioè sarà verso il basso. L’unica eccezione è un colpo in backspin che può anche uscire dal rimbalzo senza alcuna rotazione.

Poiché ad essere decisivo per il topspin è la velocizzazione della testa della racchetta, risulta utile per questo tipo di colpo una racchetta non troppo pesante. Infatti l’energia prodotta all’impatto aumenta in modo lineare con la massa, ma aumenta con il quadrato della velocità, per cui fornisce più energia una racchetta leggermente più leggera ma mossa ad una velocità molto maggiore, di una più pesante ma mossa ad una velocità molto inferiore. Per trasferire alla palla una buona dose di energia sarà necessario poi avere un buon dato di inerzia, e dunque il bilanciamento potrà essere leggermente spostato verso la testa, rispetto ad una racchetta classica.

D’altronde i colpi in tospin rendono meno probabile commettere errori nella traiettoria della palla, perché una palla che ruota verso l’alto avrà una traiettoria più alta (la palla passa più in alto sopra la rete, mentre la resistenza dell’aria la fa scendere prima che arrivi in fondo), per cui se nei colpi piatti cercare il massimo della velocità è più rischioso, nei colpi in topspin si può sbracciare con più foga. Per questo, quel controllo che nei colpi classici o dotati di poca rotazione viene dato dal peso della racchetta, qui può essere dato in parte anche dalla particolarità del colpo.

Nadal dritto in topspin

Rafael Nadal colpisce la palla leggermente in alto rispetto all’asse longitudinale della racchetta (disegnata in verde) per poterla far scorrere nel piatto corde

È anche vero che i colpi in topspin aumentano il rischio di colpire il telaio (cioè di “steccare”), perché la palla viene colpita di striscio in modo che possa ruotare sul piatto corde. Per questo può essere utile un piatto corde non troppo piccolo (diciamo dai 95 ai 100 pollici quadrati), e inoltre si può avere l’accortezza di colpire la palla nella parte alta del piatto corde (inteso in senso longitudinale), in modo che scorrendo dall’alto verso il basso non arrivi a colpire il telaio prima di aver lasciato le corde.

Per quanto riguarda lo schema di incordatura, può essere utile un pattern poco denso, ad esempio 16×19 o anche 16×18.

Per quanto riguarda le corde, sarà necessario trovare le giuste combinazioni in termini di tensione, calibro e tipo (rigidità). Il dwell time non deve essere né troppo breve (altrimenti le corde non fanno in tempo ad “arrampicarsi” sulle corde) né troppo lungo (altrimenti la palla potrebbe scivolare via e colpire il telaio). Per un heavy topspin può essere valida la scelta di corde rigide, abbastanza sottili e ad una tensione media.

Comunque, il topspin, come del resto gli altri colpi, non viene da solo, o grazie alla racchetta. Un giocatore dotato di una sufficiente potenza e capacità tecnica, sarà in grado di produrlo con quasi tutte le racchette. Inoltre, entro certi limiti le preferenze sono individuali.

 

Le racchette per anziani

Oltre agli amatori e ai giocatori intermedi, il target delle racchette più costose e tecnologiche è indubbiamente costituito dagli anziani. Si presuppone che la tecnologia possa consentire anche a chi ha superato una certa età di trovare la profondità di palla che desidera, e di farlo senza fatica.

Coppia di anziani nel campo da tennisPersonalmente non sono d’accordo con questo approccio: non si vede come si possa considerare “anziano” uno sportivo. A ben guardare, considerarsi anziani è il primo passo per comportarsi di conseguenza, e diventarlo veramente. Lo sport ha proprio il ruolo di mantenere giovani tutta la vita. Non si vede perché un giocatore ancora giovane ma “maturo” (e non anziano) non possa essere in grado di maneggiare una racchetta agonistica, magari relativamente leggera, ma pur sempre agonistica (quindi comunque non al di sotto dei 290 grammi). Personalmente ho conosciuto splendidi ultrasettantenni che giocavano con racchette normalissime, cioè buone racchette agonistiche. Piuttosto che cercare un aiuto tecnologico, semmai è preferibile mantenersi allenati nei diversi aspetti importanti per il tennis, dalla velocità alla resistenza alla forza (e non da ultimo la tecnica, che si può sempre migliorare), per avere la prova di essere ancora performanti e di potersi permettere una racchetta normale. Il fisico (e il portafoglio, dato il costo dei racchettoni ipertecnologici) ringrazierà.

Io non giocherei mai con una racchetta per anziani.. e voi?

Le racchette per le donne

Sorana CirsteaL’aspetto principale da tenere in considerazione nella scelta della racchetta per una donna è la forza nelle braccia. Infatti tra le donne le differenze in termini di forza possono essere notevoli, soprattutto nella parte alta del corpo. Alcune donne, magari sedentarie o dal passato sportivo non importante, potrebbero avere difficoltà a maneggiare anche delle racchette dal peso tutto sommato contenuto.

La buona notizia è con la pratica il corpo si adatta, e con un approccio graduale è possibile abituarsi ad usare una racchetta che all’inizio sembrava troppo pesante.

Possono essere utili anche esercizi mirati, per rinforzare le braccia e le spalle, usando piccoli pesi o  anche delle bottiglie d’acqua.

Il consiglio: Scegliete una racchetta un po’ più leggera di quelle usate dalle agoniste o dagli uomini, ma senza scendere sotto i 280 grammi. Non buttatevi su un racchettone o una racchetta troppo sbilanciata in testa.

Le racchette juniores

tennis-bambiniLa caratteristica principale delle racchette da tennis juniores è naturalmente la dimensione. Il peso e le dimensioni del manico sono legate alla lunghezza del telaio e alla superficie del piatto corde.

Le racchette più piccole, studiate per bambini di meno di 4 anni, hanno una lunghezza di 43 centimetri, mentre le più lunghe sono di un paio di centimetri più corte di quelle standard da adulti (66-66,5 centimetri). Come per i numeri delle scarpe, si trovano racchette di tutte le dimensioni, in modo da accompagnare i ragazzi nella loro crescita. In genere la lunghezza del telaio indicata in pollici si aggiunge al nome della racchetta, in modo che ogni racchetta presenta diversi modelli di diverse dimensioni. La lunghezza in pollici parte da 17 (43,2 cm) e sale di due alla volta (circa 5 cm) fino a 25 (63,5 cm), a cui si aggiunge la dimensione più grande, quella dei 26 pollici (66 cm), che rappresenta il punto di raccordo con quelle standard da adulti (27 pollici, 68,6 cm). Così ad esempio una racchetta da 23 pollici potrà andare per ragazzi dai 9 ai 12 anni, aventi un’altezza di circa 140-150 cm.

Il peso va dai 150 grammi per le racchette più piccole, ai 220-270 grammi per quelle che superano i 65 centimetri di lunghezza.

La seguente tabella fornisce un’indicazione di massima sulle dimensioni del telaio e del manico a seconda dell’età.

 

Età (anni) Misura Manico Lunghezza (cm) Lunghezza (in)
2- 4 L 0000 – 3 5/8 43 – 48 17 – 19
4 – 6 L 000 – 3 ¾ 48 – 53 19 – 21
6 – 8 L 00     – 3 7/8 53 – 58 21 – 23
8 –   10 L 0       – 4 58 – 63 23 – 25
10 – 12 L 1       – 4 1/8 63 – 66 25 – 26
12 L 2       – 4 ¼ 68 (standard) 27

L’ampiezza dell’ovale va dai 62 pollici quadrati per le più piccole, ai 95-100 per le più grandi. Purtroppo anche tra le racchette juniores si trovano gli oversize, racchette dal piatto corde che supera i 100 pollici quadrati, arrivando fino a 110. Se può avere un senso utilizzare una racchetta dall’ovale in proporzione più grande rispetto alla sua lunghezza, per abituare i ragazzi alle dimensioni normali, non si vede perché si debba eccedere in senso assoluto, e dunque superare i 100 pollici quadrati. Non si capisce per quale motivo si dovrebbe abituare un ragazzo o una ragazza in crescita, che avrà tutto il tempo per imparare a giocare ad un discreto livello se non qualcosa di più, ad usare una racchetta dal piatto corde troppo grande, cioè di un tipo che i professionisti non usano, tanto più che in giovane età è decisamente più facile apprendere la coordinazione oculo-motoria specifica per il tennis.

Purtroppo anche tra le racchette juniores esistono i modelli head heavy, vale a dire modelli dal bilanciamento spostato verso la testa. È bene evitare questi modelli per non far prendere da subito ai ragazzi la cattiva abitudine di usare racchette sbagliate.

Il materiale delle racchette per ragazzi è spesso diverso rispetto a quelle per adulti: spesso il materiale usato è l’alluminio, anche se i modelli hanno un nome simile a quelli per adulti, e sono associati ai campioni che sponsorizzano le versioni di punta. Dunque, il nome e l’immagine del campione nelle racchette juniores non sono di per sé una prova della qualità della racchetta.

Il prezzo varia a seconda delle dimensioni, del materiale usato e della marca. Le racchette più piccole possono costare anche 20-25 Euro, mentre le più costose tra le più grandi, quelle a ridosso dei modelli per adulti, possono superare i 100 Euro.

Le racchette dei campioni

In Italia per le vendite contano soprattutto i testimonial, a differenza ad esempio che in America, dove si ha una mentalità pragmatica che tende a favorire l’attrezzo ritenuto più performante o più adatto alle proprie caratteristiche. Questo può sfavorire quelle case produttrici che non hanno molti testimonial o non hanno quelli di maggior richiamo, ma possono avere una grande tradizione e possono produrre telai di qualità.

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Steffi Graf con la sua difficilissima Dunlop Max 200g

Viceversa le case che hanno come testimonial i campioni o i giocatori che hanno la maggiore visibilità, riescono a vendere parecchio, soprattutto quei modelli che sono appunto sponsorizzati da questi giocatori. Intendiamoci, si tratta in genere di modelli di ottima qualità, anche se spesso sono un po’ difficili da usare per i giocatori non agonisti.

Va detto poi che nella maggior parte dei casi, i campioni usano racchette diverse rispetto a quelle che si trovano in commercio. La differenza principale riguarda il peso: i giocatori professionisti utilizzano racchette pesanti, spesso più pesanti anche delle più pesanti che sono disponibili in commercio. Poiché la politica recente delle case costruttrici va nel senso opposto, cioè tende a diffondere l’uso di racchette leggere e facili, spesso accade che i campioni vengano utilizzati come testimonial di racchette che non sono neanche il top della loro gamma. Addirittura alcuni modelli sono sponsorizzati da giocatori professionisti di entrambi i sessi, ma appare difficile immaginare che un professionista del circuito maschile possa utilizzare una racchetta da 300 grammi come la sua collega del circuito femminile. In passato, invece, era più facile che i giocatori professionisti usassero veramente i modelli presenti in commercio, che infatti erano spesso molto difficili da usare per chi non avesse il braccio allenato e una grande precisione nei colpi.

È dunque più facile che siano gli uomini a modificare le racchette, anche se a volte lo fanno anche le donne. In genere i giocatori professionisti aggiungono del peso, ad esempio delle strisce di piombo, al telaio fornito dalla casa produttrice, ma i più forti e famosi hanno anche la possibilità di farsi produrre dei telai su misura, che escano dalla fabbriche con le caratteristiche di peso e bilanciamento da loro richieste. E’ facile che i giocatori professionisti usino racchette che pesano circa 370 grammi incordate.

In ogni caso, acquistare la racchetta usata ufficialmente dal proprio beniamino, non è certo sufficiente per giocare al suo stesso livello…

Le racchette per agonisti

Grigor-Dimitrov

Grigor Dimitrov, tennista professionista bulgaro

I giocatori agonisti hanno in genere un’esperienza sufficiente per conoscere le caratteristiche della racchetta di cui hanno bisogno. In genere è una buona idea quella di non cambiare drasticamente le caratteristiche della racchetta rispetto a quella che si usava in precedenza. Ad alti livelli di gioco anche piccoli cambiamenti possono richiedere del tempo per farci l’abitudine. A volte persino i giocatori professionisti hanno dei problemi nel trovare la racchetta giusta, magari dopo che la casa produttrice ha terminato la produzione del modello che usavano in precedenza.

Poiché i giocatori agonisti, e ancor più i professionisti, hanno bisogno di un attrezzo che soddisfi in tutto e per tutto le loro esigenze, è bene che provino prima di acquistare le racchette su cui sono orientati.

Ci auguriamo che la lettura di questa guida potrà offrire indicazioni utili al riguardo.

Le racchette amatoriali

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La tennista Justine Henin con una racchetta… amatoriale.

Tra i modelli studiati per il pubblico di amatori si trovano le peggiori racchette in commercio, con l’aggravante di essere spesso molto costose. I modelli più costosi sono in effetti quelli per giocatori intermedi, perché le case costruttrici fanno di tutto per rendere il più possibile maneggevoli e leggere per questo tipo di target, producendo modelli leggerissimi, dal piatto corde enorme, dal profilo molto spesso e con fantascientifici sistemi di riduzione delle vibrazioni (in questo modo però ammettono implicitamente che quel tipo di racchette genera molte vibrazioni…). Evidentemente, si presuppone che gli utenti non siano in grado di tenere in mano una racchetta da 280 grammi. In tal caso sarebbe meglio correre ai ripari e rinforzare un po’ la muscolatura, piuttosto che spendere 300 Euro per un racchettone supertecnologiche e ipercostose.