Potenza, controllo, maneggevolezza

Concetti non scientifici

Fino ad ora abbiamo scomposto la racchetta nelle sue parti, mostrando gli effetti che esse hanno nel gioco e nel fisico di chi la utilizza, e abbiamo visto più da vicino cosa accade all’impatto tra la pallina e la racchetta, e quali eventi si verificano in termini di vibrazioni, liberazione di energia ecc.

In questa pagina passeremo rapidamente in rassegna i concetti più utilizzati nel mondo del tennis, come potenza e controllo, cercando di vedere cosa essi significhino e quali basi scientifiche abbiano. È interessante il fatto che questi concetti vengono usati nelle recensioni che compaiono nelle riviste specializzate o nei siti Internet, dando per scontato che si sappia cosa vuol dire, mentre essi sono spesso usati in modo quantomeno ambiguo, basandosi più che altro sulle sensazioni personali durante il gioco.

Infatti spesso questi concetti, a differenza delle grandezze come peso, inerzia, rigidità, non offrono parametri che sia possibile misurare, e dunque non possono essere considerati scientifici.

Potenza

Uno dei concetti usati più spesso è quello di potenza. Ma cosa si intende per potenza? Naturalmente il tennis non è uno sport come il lancio del giavellotto, dove si tratta di tirare il più forte possibile, e normalmente i giocatori non cercano la massima velocità possibile (tranne forse nella prima di servizio), per non perdere il controllo.

Marat Safin

Marat Safin con la sua Head Prestige, una racchetta che non gioca da sola…

Inoltre, una racchetta non gioca da sola, per cui questo concetto presenta l’ambiguità dovuta al fatto che la “potenza” verrà generata dal braccio che la impugna, e diversi giocatori saranno in grado di produrre risultati diversi. Dunque, anche se può sembrare banale, è bene ricordare che la potenza dipende dal giocatore, non dalla racchetta. Il fatto che la racchetta non giochi da sola, comporta poi l’altrettanto ovvia conseguenza che quello che conta non sono tanto le caratteristiche “in sé” della racchetta, ma la sua interazione con il giocatore. Per cui un giocatore potrebbe trovare più “potente” una racchetta che trova confortevole, perché tenderà a colpire più forte, anche se magari tenderà ad attribuire la maggiore potenza alla racchetta, più che alla sua interazione con essa.

Comunque, se con potenza intendiamo la capacità di una racchetta di generare la massima velocità di palla, si deve dire una cosa che può apparire sorprendente, e cioè che tutte le racchette offrono sostanzialmente la stessa potenza.

Ad esempio, è stato dimostrato che con le vecchie racchette di legno è possibile servire più o meno alla stessa velocità con cui si serve con le racchette moderne. Quello che varia semmai è la facilità con cui con queste ultime si riesce a servire trovando un buon compromesso tra potenza e controllo, facilità che consente di spingere con meno timore di sbagliare e con più successo.

A livello teorico, due grandezze che possono essere utilizzate per misurare la “potenza” di una racchetta sono il peso e l’inerzia, perché indicano la capacità della racchetta, a parità di altre condizioni, di trasferire una maggiore quantità di energia alla palla, nelle due componenti in cui può essere diviso il moto di una racchetta, cioè rispettivamente quello lineare e quello rotazionale. A parità di velocità della racchetta, sarà più potente, cioè imprimerà una maggiore velocità alla palla, una racchetta più pesante e/o dotata di maggiore inerzia. Ma è anche vero che una racchetta più leggera e/o una dotata di minore inerzia sarà più maneggevole e dunque potrà essere usata a velocità maggiori. Dunque per la maggior parte delle racchette in commercio, se si esclude quelle juniores, il peso o l’inerzia non influiscono sulla capacità di produrre potenza, anche se solo i più forti sapranno maneggiare le racchette più pesanti e quelle dotate della maggiore inerzia.

Una differenza va comunque fatta tra la prima di servizio, dove si può cercare di imprimere alla racchetta la massima velocità possibile, e gli altri colpi, dove si tende ad usare la racchetta ad una velocità controllata. Nel primo caso il peso conta meno, perché una racchetta più leggera potrà essere mossa a velocità maggiori, mentre nel secondo una racchetta più pesante può rivelarsi più potente, posto che si riesca a muoverla alla velocità a cui si è abituati. Infatti spesso i giocatori hanno un movimento “registrato” in termini di ampiezza e velocità, per cui potrebbero tendere ad usare le diverse racchette allo stesso modo, trovando pertanto più “potente” quella che meglio si confà alle loro caratteristiche, cioè la più pesante tra quelle che riescono a maneggiare con facilità (e qui torna la famosa regola di Jack Kramer…).

Vi è poi un tipo di racchette (leggere e sbilanciate verso la testa, magari rigide e dal piatto corde ampio), che viene considerato “potente”: in realtà in questo caso si vuole intendere che la racchetta è in grado di generare una discreta velocità senza grande sforzo. In questo caso più che di potenza in senso assoluto, dovremmo parlare di facilità di gioco.

Un altro concetto che può essere collegato a quello di potenza è il coefficiente di restituzione, che indica la capacità della racchetta di restituire la più alta percentuale di energia (o meglio la più alta velocità) rispetto a quella generata dall’impatto. Il coefficiente di restituzione dipende dalla rigidità del telaio, dall’ampiezza del piatto corde e (all’inverso) dallo schema di incordatura, oltre che dal punto in cui si impatta la palla.[1] Tuttavia le differenze tra le racchette in questo aspetto sono poche, per cui è ottimistico pensare di poter “tirare più forte” con una racchetta solo perché è in grado di restituire una percentuale più elevata della velocità iniziale.

Una racchetta rigida o dal bilanciamento alto avrà più che altro il centro di massima restituzione più alto e dunque sarà, a parità di altre condizioni, più “potente” nel servizio, dove si tende a colpire la palla nella parte alta del piatto corde, verso la punta;[2] oppure potrà essere “potente” nei colpi da fondo perché avrà il centro di massima restituzione più alto e dunque più vicino al centro del piatto corde, dove si colpisce la maggior parte delle volte.

Una racchetta dal piatto corde ampio avrà a parità di altre condizioni un coefficiente di restituzione più grande e un’area di buona restituzione più ampia.

Una racchetta considerata in grado di “perdonare” i colpi decentrati, sarà dotata di un’ampia area ad elevato coefficiente di restituzione, e dunque sarà dotata di un piatto corde ampio. Questa caratteristica sarà apprezzata da giocatori non esperti che tendono a colpire la con una certa frequenza la palla al di fuori dal centro del piatto corde. Noi non consideriamo comunque utile affidarsi alla capacità di “perdonare”, per cui non riteniamo consigliabile una racchetta dal piatto corde molto ampio: è preferibile cercare di migliorare il proprio stato di forma atletico (se il problema è che non si arriva in tempo sulla palla), oppure la propria tecnica, che si può sempre migliorare a tutte le età.

Una racchetta leggera, rigida e dal piatto corde ampio non può essere considerata “potente” in sé, nel senso che non sarà in grado di generare in senso assoluto velocità di palla significativamente più elevate, ma più che altro consentirà anche a chi non ha molta forza, a chi gioca con movimenti brevi e lenti e a chi spesso non colpisce la palla al centro del piatto corde (dunque a giocatori principianti o intermedi), di ottenere comunque dei colpi discreti. Per chi gioca a velocità più elevate però, una racchetta di questo tipo mostrerà tutti i suoi limiti, comportando scarso controllo ed elevato shock. Tanto è vero che i professionisti non usano questo tipo di racchette.

In sintesi, una racchetta non si sceglie per la potenza, ma per la maneggevolezza, la stabilità e la riduzione dello shock, e poi eventualmente anche per le sensazioni che dà e le esigenze di gioco personali.

 

Controllo

Anche qui come per la potenza siamo di fronte ad un concetto ambiguo. Alcune racchette vengono considerate dai tester delle riviste o dei forum come dotate nello stesso tempo di potenza e controllo, mentre in altre questi due concetti sono inversamente proporzionali.

Occorre tenere presente che la stessa racchetta può ottenere risultati diversi e dare sensazioni diverse a seconda della velocità con cui si colpisce la palla, e della velocità della palla dell’avversario.

Se per controllo si intende la stabilità all’impatto, esso è legato al peso e all’inerzia, grandezze che saranno tanto più importanti quanto più elevato è il livello di gioco e quanto più alta sarà la potenza propria e dell’avversario. Dunque i giocatori potenti usano racchette pesanti non per “tirare più forte”, ma per avere più stabilità all’impatto e dunque più controllo.

È possibile che il controllo sia legato ad un dwell time breve: in questo caso influiscono quelle grandezze che consentono di ridurre il dwell time (telaio rigido, piatto corde piccolo, schema di incordatura denso, corde rigide, spesse e dalla tensione elevata), anche se va ricordato che un dwell time breve aumenta lo shock e dunque la possibilità di infortunio.

Se invece per controllo si intende la maneggevolezza, siamo ancora una volta di fronte ad un concetto ambiguo (v. paragrafo seguente).

Babolat Racket Diagnostic Center

Il Babolat Racket Diagnostic Center

Il Babolat Racket Diagnostic Center (RDC) misura i dati di potenza e controllo mediando peso, bilanciamento, rigidità e inerzia. Poiché i valori di potenza e controllo sono indicati una scala da 1 a 100, e la somma dei due valori dà 100, si tratta di un’indicazione relativa ad una singola racchetta, e non esprime dei valori assoluti. Inoltre, essa presuppone che in una racchetta i valori di potenza e controllo siano inversamente proporzionali (se una racchetta ha più potenza, avrà meno controllo e viceversa), cosa che non è sempre vera (una racchetta più pesante esprimerà in termini assoluti sia una maggiore potenza, cioè un peso e inerzia, che un maggiore controllo, cioè una maggiore stabilità all’impatto).

 

Maneggevolezza

Qui siamo di fronte ad un concetto la cui ambiguità è legata al fatto che si può riferire alla facilità di tenere in mano e di muovere la racchetta, prescindendo dall’impatto con la pallina, oppure alla facilità di gioco, presumibilmente alla facilità con cui si riesce a produrre colpi efficaci.

Nel primo caso una racchetta sarà maneggevole se sarà leggera e/o bilanciata verso il manico (head light), e dunque dotata di un basso momento di forza e di una bassa inerzia, mentre nel secondo sarà maneggevole se avrà un’inerzia e/o un coefficiente di restituzione elevato.

È chiaro che, come per i concetti precedenti, anche questo dipenderà dal giocatore: un giocatore allenato e dotato di forza potrà trovare maneggevole una racchetta per un altro giocatore potrebbe rivelarsi proibitiva.


Note:

[1] Esso dipende anche, ma in una percentuale limitata, dalla tensione delle corde (v. pagina corrispondente) oltre che dal peso e dall’elasticità della palla. Considerando che il peso della palla varia di poco (per regolamento, da 56,7 a 58,5 grammi), ad avere una certa importanza sono le condizioni delle palle, per cui il consiglio è di non usare palle sgonfie e poco elastiche.

[2] Si fa questo sia perché colpendo più dall’alto si aumenta la probabilità di tenere la palla in campo, sia perché come abbiamo visto nel servizio la parte più potente del piatto corde è quella sopra al centro, a metà strada tra il centro e la punta.