La rigidità del telaio

Come abbiamo visto nella pagina sul profilo, lo spessore del telaio influisce sulla sua rigidità. Naturalmente però, conta anche il materiale con cui è costruito. Le racchette in legno erano molto flessibili a causa della bassa rigidità del legno, mentre la tecnologia moderna ha reso possibile la costruzione di telai leggeri e rigidi.

Quando la racchetta (o meglio il piatto corde) colpisce la palla, se il telaio non è completamente rigido, si flette leggermente, per poi tornare nella posizione originaria quando ormai la palla è andata via.[1]

La rigidità del telaio è in grado di influire, insieme ad altri fattori come l’ampiezza del piatto corde, lo schema di incordatura e il tipo e la tensione delle corde, sul dwell time, vale a dire la durata dell’impatto tra le corde e la palla. Un telaio rigido contribuisce a ridurre il dwell time, il che migliora il controllo nei colpi decentrati, perché consente di limitare le variazioni nell’angolo dovute alla torsione della racchetta che si produce in questo tipo di colpi.

tennista-shock-gomitoUn dwell time breve però aumenterà lo shock, perché le forze che si generano all’impatto saranno concentrate in un lasso di tempo più breve. Un telaio flessibile, aumentando il dwell time, sarà dunque buono per prevenire gli infortuni. La flessione del telaio è responsabile delle cosiddette “vibrazioni buone”: quanto più il telaio è flessibile, tanto più si flette, assorbendo i contraccolpi che si generano all’impatto, soprattutto quelli che si generano quando la palla viene colpita fuori dal centro del piatto corde. Viceversa, un telaio rigido si fletterà poco, riducendo le vibrazioni ma al contempo aumentando il contraccolpo che genera lo shock, e dunque apportando sul braccio le cosiddette “vibrazioni cattive”.

Come stiamo cominciando a capire, e come vedremo meglio in seguito, la distinzione tra vibrazioni buone e cattive non è corretta, perché le vibrazioni non producono conseguenze negative per il fisico del giocatore, e dunque non possono essere considerate “cattive”, mentre le cosiddette “vibrazioni cattive” corrispondono allo shock; per questo motivo da ora in poi parleremo di vibrazioni riferendoci alle vibrazioni del telaio, e di contraccolpo e shock riferendoci appunto a questi effetti che si generano all’impatto, e che semmai le vibrazioni vere e proprie, che per questo sono sempre buone rispetto al rischio di infortunarsi, sono in grado in parte di smorzare.

Le vibrazioni sono maggiori quando la palla viene colpita lontano dal centro del piatto corde, mentre quando la palla viene “centrata”, le differenze tra racchette di diversa rigidità in termini di vibrazioni sono minime.

È opinione comune che, seppure possono presentare delle controindicazioni, le racchette rigide siano in grado di esprimere una maggiore potenza. In realtà di per sé la rigidità del telaio non influisce di molto sulla capacità di generare potenza, tanto è vero che ci sono racchette rigide e poco potenti.

Teoricamente un telaio più rigido vibrerà meno e dunque disperderà meno energia all’impatto. Va detto che però la causa principale della perdita di energia all’impatto è il fatto che la racchetta non è tenuta saldamente nella mano, per cui all’impatto essa rallenta bruscamente il suo corso, e oltre a ciò può vibrare e ruotare. Non è possibile ridurre questo contraccolpo stringendo più forte la racchetta, perché la forza all’impatto è comunque troppo forte rispetto a quella della mano e del braccio, anche se si dispone di un braccio supermuscoloso. D’altro canto, se si stringe troppo la mano che impugna la racchetta, i muscoli si contraggono al punto da rendere meno fluido il movimento e dunque meno veloce la racchetta, riducendo la potenza. Pretendere di ridurre questa perdita di energia usando una racchetta rigida che riduce le vibrazioni, è dunque ottimistico. In ogni caso, visto che quando si colpisce la palla al centro del piatto corde le vibrazioni sono minime, il guadagno in termini di potenza dato dal telaio rigido si avrebbe più che altro nei colpi decentrati, e in particolare nel servizio, dove si tende a colpire la palla verso la punta per colpirla più dall’alto e ampliare il margine di errore. Anche qui il guadagno se c’è è comunque limitato, perché la potenza del servizio dipende principalmente dalla velocità che si riesce ad imprimere alla palla. Sono ormai divenuti famosi gli esperimenti che hanno dimostrato che con le vecchie racchette di legno, molto più flessibili delle più flessibili attualmente presenti in commercio, si può servire più o meno alla stessa velocità di quelle moderne.[2] In ogni caso, puntare su una racchetta che può causare più facilmente dei problemi fisici perché forse con essa si può aumentare leggermente la velocità nel servizio, non ci sembra molto sensato.

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La Pro Kennex Type C Redondo Midplus, una racchetta dalla flessibilità pari a 57, apprezzata dai fan delle racchette “morbide”

È comunque vero che la rigidità del telaio influisce (invero insieme ad altre grandezze) sulla collocazione dell’area di massima potenza (cioè l’area avente il coefficiente di restituzione più alto), che in una racchetta rigida si trova più vicino al centro del piatto corde per quanto riguarda i colpi da fondo, e più vicino alla punta nel servizio, cioè proprio dove si tende a colpire nella maggior parte dei casi, e questo potrebbe aiutare.

Ma la ragione principale per cui le racchette rigide sono “potenti” è che in genere esse hanno anche altre caratteristiche che aiutano a “tirare forte”, come il piatto corde ampio (che aumenta la deflessione delle corde, e soprattutto allarga l’area in cui tale deflessione è buona), il peso contenuto (cosa che rende facile muovere la racchetta ad una discreta velocità, anche per chi non ha molta forza nelle braccia) e il bilanciamento verso la testa (cosa che insieme all’aumento della superficie del piatto corde, sposta l’area di massima potenza verso l’alto)[3]. Tutti questi elementi insieme possono contribuire a rendere più “potente” la racchetta. Ma a velocità elevate questa facilità di gioco si paga in termini di una minore stabilità all’impatto, e dunque meno controllo e anche più shock che le articolazioni.

Va anche ricordato che una racchetta troppo rigida non favorisce il gioco in topspin, perché per imprimere alla palla una buona rotazione è necessario consentire ad essa di rotolare sul piatto corde, cosa che viene ostacolata da un telaio rigido, e ancora più da un telaio spesso.

Una buona racchetta sarà dunque flessibile, o quantomeno non troppo rigida, contrariamente a quanto viene detto o fatto intendere da alcune pubblicità relative ai telai più rigidi.

 Calcoliamo la rigidità

La rigidità del telaio è calcolata dal Babolat RDC, applicando una forza di 25 chilogrammi intorno alla gola della racchetta. La scala di rigidità è la seguente:

meno di 55: molto flessibile

da 55 a 60: mediamente flessibile

da 60 a 65: mediamente rigida

da 65 a 70: rigida

più di 70: molto rigida

Al giorno d’oggi è difficile trovare in commercio racchette molto flessibili, mentre la maggior parte delle racchette disponibili è mediamente rigida.

Il consiglio: acquistate una racchetta di rigidità bassa o medio-bassa, che comunque non superi i 64 punti. Se avete problemi al gomito acquistate una racchetta flessibile (meno di 60 punti).

 


Note:

[1] Per questo motivo, non sono credibili le dichiarazioni di alcuni costruttori che sostengono che le racchette da loro prodotte avrebbero una potenza aggiuntiva data da una sorta di “effetto fionda” del telaio, che dopo essersi flesso, si rilascerebbe velocemente scaricando l’energia sulla palla. In ogni caso se questo tipo di effetto si verifica, esso è legato alla rigidità del telaio, che rende più rapide le vibrazioni e forse in certi casi può consentire all’onda di vibrazione di tornare sulle corde prima che la palla sia andata via, per cui non è credibile che un telaio possa essere poco rigido e produrre nello stesso tempo questo effetto.

[2] Le differenze tra le velocità prodotte al servizio usando racchette diverse (differenze che comunque non sono dovute solo alla rigidità, ma anche alla lunghezza del telaio o al centro di massa) sono di pochi chilometri all’ora.

[3] Cioè verso il centro del piatto corde nei colpi da fondocampo già a velocità intermedie, e verso la punta nel servizio.

5 pensieri su “La rigidità del telaio

  1. ANDREA

    Ottimo articolo.
    Si può avere un elenco delle racchette più flessibili in commercio?
    In alternativa dove si possono reperire i dati sulla rigidità delle racchette?
    Grazie
    Saluti

    1. tuttoracchette Autore articolo

      In genere questi dati si trovano nelle recensioni delle racchette, ad esempio nella rivista Il tennis italiano, ma anche in alcuni siti, come in tenniswarehouse.

  2. Andrea Casà

    Grazie per avere allestito queste informazioni. Prima di tutto, il contenuto degli argomenti è molto chiaro e comprensibile mentre spesso, quando si entra in argomenti tecno tennistici diventiamo tutti dei sommelier senza capire niente.
    Vi indico un probabile errore, penso di digitazione, nel paragrafo “RIGIDEZZA DEL TELAIO”

    (come il piatto corde ampio (che aumenta la deflessione del telaio, e soprattutto allarga l’area in cui tale deflessione è buona))
    Penso che invece di deflessione telaio volevate scrivere deflessione corde, a meno che non ho capito male io. Grazie Andrea Casà

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