L’ampiezza del piatto corde

Un tempo le racchette di legno avevano un piatto corde molto esiguo, per cui era già “una scommessa” riuscire a colpire la pallina. Con il progresso tecnologico, la disponibilità di materiali leggeri ma resistenti ha reso possibile l’allargamento del piatto corde, con il risultato di migliorare la facilità di gioco. A partire dagli anni ’90 si sono diffuse le racchette oversize, i cosiddetti racchettoni dal piatto corde enorme, che per un po’ di tempo hanno anche trovato qualche estimatore tra i professionisti.

Ma qual è l’ampiezza giusta per un piatto corde, e in che misura influisce sul gioco?

Come è evidente, un piatto corde più ampio consente banalmente di colpire più facilmente la palla. Oltre all’esigenza di “prenderla”, vi è però anche l’esigenza di colpire la palla in quell’area del piatto corde che presenta la massima restituzione da parte delle corde, che comunemente viene chiamato sweet spot.

L’ampiezza giusta

Una racchetta dal piatto corde più ampio avrà uno sweet spot più ampio, il che è positivo.

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Andre Agassi quando giocava con la Head Radical Oversize, da 107 pollici quadrati

Inoltre, più il piatto corde è ampio, più aumenta il coefficiente di restituzione, cioè più le corde si deflettono all’impatto con la pallina. Questo comporta un effetto positivo, e cioè che sarà più lungo il dwell time, effetto che contribuisce alla prevenzione degli infortuni, e uno negativo, e cioè che una deflessione delle corde eccessiva può portare ad un minor controllo del colpo quando non si colpisce al centro. Quando invece si colpisce al centro, una maggiore deflessione delle corde è positiva perché comporta una maggiore potenza,[1] senza che l’angolo di restituzione della palla sia modificato.

Una ragione per cui un dwell time più lungo riduce il controllo, come abbiamo visto, si trova nel fatto che nei colpi decentrati aumenta la modificazione dell’angolo di impatto voluto dal giocatore: più tardi la palla lascia le corde, più sarà variato l’angolo della racchetta a causa a della torsione (movimento a giro di vite).

Inoltre accade che nei colpi decentrati la risposta delle corde non sarà omogenea, perché le corde più vicine al telaio essendo più corte si deformeranno meno, per cui la palla tenderà a rotolare verso il centro del piatto corde. Questo effetto è opposto al precedente (torsione), e in genere è minore di esso, ma nelle racchette dal piatto corde ampio può essere così evidente da ridurre il controllo, generando un’uscita della palla poco prevedibile.

Un altro effetto negativo che si verifica con le racchette dal piatto corde grande è legato alla perdita di tensione nelle corde, che si verifica con il passare del tempo. Le racchette dal piatto corde più grande richiedono una maggiore tensione delle corde (e infatti le case produttrici consigliano una tensione maggiore per le racchette oversize): purtroppo però le corde più lunghe e tirate a tensioni maggiori tendono a perdere la tensione più rapidamente, con il risultato che il rotolamento della palla sulle corde nei colpi decentrati, con il passare delle ore di gioco risulterà ulteriormente accentuato.[2]

Quando invece la palla viene colpita fuori dal centro in una racchetta dal piatto corde piccolo, la risposta delle corde non presenterà particolari anomalie, anche se sarà così poco pronunciata da rendere il colpo poco potente (per cui si parla di “sweet spot piccolo” per questo tipo di racchette).

Un’altra ragione per cui un dwell time lungo riduce il controllo può essere che se le corde si deflettono molto, l’altro oggetto elastico che si deforma all’impatto, cioè la pallina, si deformerà meno, per cui verrà “schiacciata” poco sul piatto corde e avrà poca presa sulle corde, risultando meno controllabile nel caso si voglia imprimerle una rotazione.

È possibile compensare in parte questi effetti che risultano amplificati da un piatto corde grande, aumentando la tensione e il calibro delle corde, ma rimane il fatto che di per sé questi effetti se pur aumentano leggermente la potenza, riducono il controllo, e dunque non sono ricercati dai giocatori avanzati.[3]

Al di là del controllo, un piatto corde ampio ha comunque il merito di aumentare la stabilità torsionale, cioè è in grado di ridurre la torsione laterale (tipo “giro di vite) che si produce nei colpi decentrati rispetto all’asse longitudinale; è anche vero che se il piatto corde è molto ampio, è probabile che aumenti il numero di palle colpite fuori dal centro e ad una distanza maggiore da esso, per cui il risultato finale potrebbe essere negativo anche rispetto allo shock torsionale.

D’altro canto, un piatto corde molto ampio rende più difficile manovrare la racchetta, che diventerà meno aerodinamica, riducendo la possibilità di velocizzare la testa della racchetta, utile se si vuole produrre delle rotazioni, ma anche per produrre potenza, soprattutto nel servizio. In genere i “racchettoni” hanno il profilo spesso, sono rigide e sbilanciate verso la testa, caratteristiche che abbiamo visto essere negative.

Per dare alla palla un po’ di rotazione in topspin sarà comunque utile un piatto corde non troppo piccolo, perché quando si colpisce la pallina con un angolo di incidenza più piccolo e/o si vuole far rotolare un po’ la pallina sulle corde, è più facile rischiare di uscire dalla sweet area.

Un piatto corde un po’ più ampio sarà invece utile in risposta e nei colpi in recupero. Anche i giocatori che amano colpire la palla in anticipo, quando sta ancora salendo, possono trovare utile un piatto corde abbastanza ampio, perché avendo meno tempo a disposizione potrebbero non riuscire sempre a centrare il piatto corde.

Occorre dunque trovare, come spesso accade quando si parla di racchette, il giusto compromesso. Una racchetta dal piatto corde piccolo sarà precisa e accurata per chi tende a colpire la palla al centro ed ha una buona potenza di braccio (Sampras giocava con una racchetta dal piatto corde piccolo, di 85 pollici quadrati, e Federer ha usato per la gran parte della carriera un piatto corde da 90), gli altri giocatori utilizzeranno una racchetta dal piatto corde intermedio (la maggior parte dei giocatori usa racchette da 95-100 pollici quadrati), mentre l’oversize non è mai consigliabile: meglio abituarsi a giocare con una buona racchetta, che sperare che il racchettone aiuti a buttare dall’altra parte qualche palla in più…

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Pete Sampras con la sua difficilissima Wilson Pro Staff da soli 85 pollici quadrati

Normalmente l’ampiezza del piatto corde viene definita in pollici quadrati (simbolo in2), mentre alcune case come la Head utilizzano invece i centimetri quadrati.

Al giorno d’oggi la maggior parte dei telai ha un piatto corde che va dai 95 ai 100 pollici quadrati (detti midplus); alcuni giocatori molto forti, che non usano molto le rotazioni ed esigono molta precisione utilizzano racchette intorno ai 90 in2 (detti mid), più difficili ma più precisi, mentre al di sopra dei 100 e fino ai 105 in2 vengono utilizzate da giocatrici anche avanzate ma in genere dalla non grande potenza di braccio. Al di sopra dei 105 pollici quadrati si può parlare a tutti gli effetti di oversize (anche se tecnicamente lo sono già al di sopra dei 100 in2).

Il consiglio: acquistate una racchetta dal piatto corde che va dai 95 ai 100 pollici quadrati; se avete forza nel braccio ed esigenze di precisione scendete anche al di sotto dei 95 in2; non superate in ogni caso i 102 in2.


Tabella di conversione

Normalmente l’ampiezza del piatto corde viene definita in pollici quadrati (simbolo in2); alcune Case come la Head utilizzano invece i centimetri quadrati.

Conversione pollici quadrati/centimetri quadrati

1 cm2 = 6,4516 in2

1 in2 = 0,155 cm2

 

Pollici quadrati
(in2)
Centimetri quadrati
(cm2)
85 548
86 555
87 561
88 568
89 574
90 581
91 587
92 594
93 600
94 606
95 613
96 619
97 626
98 632
99 639
100 645
101 652
102 658
103 665
104 671
105 677
106 684
107 690
108 697
109 703
110 710
111 716
112 723
113 729
114 735
115 742
116 748
117 755
118 761
119 768
120 774
121 781
122 787
123 794
124 800
125 806

Note:

[1] Come vedremo in seguito, le grandezze che influiscono sull’ampiezza della deflessione delle corde (ampiezza del piatto corde, oltre che tipo, larghezza e tensione delle corde stesse) hanno un’influenza sulla velocità che si può imprimere alla palla tutto sommato limitata, nell’ordine di pochi chilometri orari.

[2] Quei pochi giocatori professionisti che in passato hanno usato racchette oversize non avevano di questi problemi perché potevano cambiare le corde ogni volta che lo desideravano, ma l’amatore che chiaramente non ha questa possibilità è bene che tenga conto di questi effetti.

[3] L’idea che un dwell time più lungo aumenti il controllo non solo contrasta con l’idea che una maggiore tensione delle corde (che comporta un dwell time più breve) aumenti a suo modo il controllo, ma non risulta dimostrata in qualche modo. Infatti per quanto si prolunghi il dwell time, questo non sarà comunque abbastanza lungo da consentire al giocatore di compensare in qualche modo il colpo modificandolo in base alle sensazioni ricevute durante l’impatto. L’impatto dura pochi millisecondi, e al massimo può variare di pochi millisecondi in più o in meno, decisamente troppo pochi per avere la possibilità di accorgersi di eventuali errori e di modificare il movimento.