Shock e vibrazioni

Lo shock è un contraccolpo secco, che il telaio subisce al momento dell’impatto, e che verrà poi scaricato sulla mano che tiene la racchetta. Vi sono tre tipi di shock:

  • quello dato dal brusco rallentamento, cioè dal contraccolpo che subisce la racchetta all’impatto con la pallina, per cui essa rallenta improvvisamente nel suo movimento di rotazione e traslazione in avanti. In seguito al contraccolpo la racchetta tende a ruotare intorno al suo centro di massa, generando un colpo di frusta che spinge all’indietro il manico.[1] Questa forza è legata al rallentamento del centro di massa della racchetta, a causa dell’impatto con la pallina, ed aumenta con l’aumentare della distanza tra l’asse di rotazione e il centro di massa, e dunque con il bilanciamento. Questo tipo di shock è sempre presente.
  • quello dato dalla percussione, per cui l’impugnatura subisce un contraccolpo, che può essere in avanti o indietro a seconda del punto del piatto corde in cui si colpisce la pallina. Questo tipo di shock è presente soltanto quando la pallina viene colpita al di fuori del centro di percussione.
  • e infine quello dato dalla torsione, per cui il piatto corde (e la mano con esso) subisce un contraccolpo laterale, che ricorda il movimento di una mano che gira un cacciavite. Questo tipo di shock è presente soltanto quando la pallina viene colpita al di fuori dell’asse longitudinale del piatto corde, e può essere ridotto utilizzando una racchetta dal piatto corde non troppo piccolo e dotata di una elevata flessibilità (in particolare, di una elevata flessibilità torsionale), e anche aggiungendo del peso a ore 3 e ore 9 per aumentare la polarizzazione rispetto all’asse longitudinale.

Mentre lo shock è un contraccolpo secco, le vibrazioni sono deformazioni del telaio, che vanno in direzioni opposte rispetto al punto di impatto, ed hanno una certa durata, comportando nel manico (che è quello che ci interessa perché poi tali movimenti vengono trasferiti al braccio) onde che si muovono in avanti e indietro, gradualmente più deboli. Lo shock è un contraccolpo più intenso delle vibrazioni, cioè sposta il manico in maniera più brusca e più ampia. E mentre le forze di shock possono produrre degli infortuni, le vibrazioni, meno intense, non lo fanno (o meglio, fino a questo momento non vi sono prove che lo facciano). A seconda della rigidità del telaio, a parità di altre condizioni, lo shock e le vibrazioni sono inversamente proporzionali: una racchetta più flessibile, deformandosi di più, produrrà più vibrazioni ma meno shock. Inoltre aumentando la durata dell’impatto (dwell time), la maggiore flessibilità consentirà di distribuire le forze in un periodo leggermente più lungo, riducendo ulteriormente lo shock.[2]

Cosa sono le vibrazioni

vibrazioni

L’ampiezza delle vibrazioni diminuisce nel tempo

Le vibrazioni sono dovute al fatto che dopo l’impatto con la pallina il telaio si deflette rapidamente da una parte e dall’altra. La vibrazione è un movimento in avanti e indietro che ha una durata di qualche decimo di secondo (il grosso si esaurisce in 40-50 millisecondi anche nel caso delle vibrazioni maggiori).

Quando il piatto corde e la pallina si scontrano, entrambi si deflettono. La pallina si schiaccia riducendo il suo diametro di circa la metà, per poi rilasciarsi e rimbalzare via, mentre le corde si tendono per poi spingere via la pallina come un elastico. L’impatto tra corde e pallina (dwell time) dura circa 4-5 millisecondi.[3]

A causa dell’impatto, anche il telaio si deflette, mentre nel suo complesso la racchetta è spinta all’indietro, o meglio il suo movimento di rotazione e traslazione in avanti viene bruscamente rallentato.

Dal punto dell’impatto partono delle onde che piegano il telaio, e che si dirigono in entrambe le direzioni, verso la punta e verso il manico. Teoricamente si producono infinite onde di diverso tipo, che fanno oscillare il telaio in tanti modi diversi. Ma nella realtà, poiché l’impatto tra piatto corde e pallina è relativamente lungo, esso smorza gran parte delle vibrazioni, così che l’unica frequenza di vibrazioni significativa che viene prodotta è quella fondamentale, cioè quella caratterizzata dall’ampiezza più alta e dunque più intensa.

La frequenza del modo fondamentale dipende dalla rigidità del telaio, ma anche dal suo peso, dunque ogni racchetta, come del resto ogni materiale elastico e dunque in grado di vibrare, ha una sua frequenza fondamentale (come un diapason che vibra a 440 Hz). Le racchette più rigide e leggere vibrano meno, ma vibrano a velocità più alte. Le diverse racchette costruite con i materiali attuali vibrano da circa 120 Hz (quelle più flessibili) a circa 150 Hz (quelle di media rigidità), a 200 Hz (quelle molto rigide). Le vecchie racchette di legno, più pesanti e flessibili, vibravano intorno ai 90 Hz. La frequenza in Hertz indica il numero di cicli, cioè il numero di volte che la racchetta vibra in un secondo (125 Hertz sono 125 cicli al secondo, quindi se un’onda di vibrazione dura 8 millisecondi, in un secondo riesce ad andare avanti e indietro 125 volte).

Il caso ideale: nessuna vibrazione

Il fatto che all’impatto con la pallina un telaio vibri o non vibri dipende dal punto dell’impatto stesso. Quando la palla colpisce il piatto corde in un punto della linea dei nodi, il telaio non vibra quasi per nulla. Dunque, se la palla viene colpita in un punto che non produce vibrazioni, non ci saranno sostanziali differenze tra le racchette rigide e quelle flessibili, perché non ci saranno vibrazioni sensibili.

Intensità delle vibrazioni

In tutti gli altri casi c’è una vibrazione, che diventa via via maggiore quanto più ci si allontana dalla linea dei nodi, e dunque verso il cuore e la punta della racchetta. Dunque le vibrazioni si hanno soltanto se la palla non viene colpita nel modo “giusto” o non viene centrata. Ma naturalmente non si può pensare che la palla venga colpita sempre nel punto giusto, per cui occorre tenere presenti le caratteristiche del telaio per sapere come vibra. Anche perché il punto giusto rispetto alle vibrazioni, non coincide necessariamente con quello giusto rispetto alla potenza (punto di massima restituzione), e a quello giusto rispetto alla percussione (centro di percussione). In una buona racchetta questi punti sono vicini intorno al centro, ma è ottimistico pensare che si possa non avere mai alcun tipo di vibrazione.

L’intensità delle vibrazioni è legata all’ampiezza dell’onda: le onde più intense hanno un’ampiezza più elevata. Un determinato tipo di telaio produrrà onde ad una determinata frequenza (quella fondamentale), ma di ampiezza diversa a seconda della loro intensità.

L’intensità delle vibrazioni dipende dall’intensità del colpo: più la palla viene colpita velocemente, più le vibrazioni sono elevate. Ciò fa pensare che a doversi difendere dalle vibrazioni siano soprattutto i “big hitters”, i grandi colpitori, e in generale i giocatori avanzati. Va detto che essi essendo in genere giovani e allenati, normalmente hanno meno problemi dalle vibrazioni dell’impatto, ma certamente con l’età molti giocatori possono mantenere un’ottima potenza e un ottimo livello di gioco, senza essere necessariamente in grado di recuperare e/o di sopportare lo stress fisico come accadeva da ragazzi.

A parità di velocità del colpo, l’intensità delle vibrazioni dipende poi dalla sua collocazione nel piatto corde, dal tipo di telaio e dalle corde.

Come abbiamo visto, l’intensità delle vibrazioni è minima se la palla viene colpita in prossimità del nodo, mentre è elevata se viene colpita verso il cuore o la punta.

Per quanto riguarda il telaio, contano la sua rigidità e la distribuzione del peso.[4]

Le vibrazioni sono legate anche alla tensione delle corde: una racchetta incordata a tensioni elevate vibrerà più di una incordata a tensioni basse. Dunque l’effetto della tensione delle corde è l’opposto rispetto a quello della rigidità del telaio.

Le più alte vibrazioni si avranno dunque con un telaio flessibile e incordato a tensioni elevate, mentre le minori si avranno con un telaio rigido incordato a tensioni basse.

Le vibrazioni delle corde

gommino-djokovic

Novak Djokovic usa il gommino antivibrazioni.

Se è vero che la pallina è in grado di smorzare gran parte delle vibrazioni del telaio esclusa quella fondamentale (almeno quando l’impatto avviene al centro del piatto corde ed è sufficientemente lungo), la stessa cosa non si verifica per le corde, che dunque tendono a vibrare in maniera caotica. Ciò accade perché la pallina non impatta tutte le corde, e dunque non riesce a smorzare tutte le loro vibrazioni.

Le corde vibrano a frequenze che variano dai 400 ai 600 Hertz a seconda della tensione delle corde, dunque a frequenze più elevate rispetto al telaio, ma ad energia minore. Le vibrazioni delle corde sembrano però più rumorose perché l’orecchio umano è più sensibile per i suoni prodotti dalle vibrazioni a frequenze elevate. Inoltre le vibrazioni del telaio durano meno (circa 3 decimi di secondo) di quelle delle corde (che durano circa un secondo), per cui il giocatore si accorge di esse anche se sono meno energetiche.

Le vibrazioni delle corde hanno un impatto sulle sensazioni di gioco, e possono essere più o meno apprezzate, ma non hanno effetti reali sulla velocità e la traiettoria della pallina. Il gommino antivibrazioni è in grado di smorzare leggermente la vibrazione delle corde e anche il suono da esse prodotto.

Infortuni

gomito-tennistaEscludendo i traumi, gli infortuni tipici del tennis sono dovuti al ripetersi di colpi in cui si genera ogni volta uno shock, per quanto limitato. Come abbiamo visto, vi sono tre tipi di shock, uno dei quali (quello dovuto al brusco rallentamento che porta una compressione dei muscoli e dei tendini di tutto il complesso mano-braccio-spalla) è sempre presente. Lo shock aumenta utilizzando racchette leggere e rigide.

Le vibrazioni del telaio, e tantomeno quelle delle corde, non causano infortuni, anche se possono essere percepite come fastidiose. Una volta però che si siano manifestati dei dolori come ad esempio il gomito del tennista, sintomo di una qualche forma di tendinopatia, è possibile che le vibrazioni possano contribuire ad aggravare il quadro. Per cui, se è vero che in generale gli infortuni si prevengono limitando lo shock e non le vibrazioni, è possibile che anche la limitazione delle vibrazioni, utilizzando dispositivi specifici nell’attrezzo o nel braccio, possa essere utile per evitare un aggravamento dei sintomi. Anche l’uso di corde poco tese e di palle nuove può essere utile per rendere meno duro l’impatto.

Per evitare gli infortuni, comunque, è utile non stringere il manico troppo forte. Il movimento deve essere fluido e ampio, in particolare occorre fare caso al finale, che deve essere ampio con il gomito che finisce ben davanti al corpo. L’esistenza di un finale pronunciato è la prova che i muscoli non sono stati eccessivamente contratti.

Shock e fatica

Come abbiamo visto, intendiamo per shock i contraccolpi a muscoli, tendini e articolazioni, dati dall’impatto della racchetta con la pallina. Questi contraccolpi a lungo andare possono portare a infortuni più o meno gravi, ma possono essere minimizzati da una scelta corretta dell’attrezzo.

L’affaticamento è invece dovuto al semplice tenere in mano e manovrare la racchetta. Quando la racchetta è tenuta in posizione orizzontale, essa viene spinta verso il basso dall’attrazione gravitazionale, e tale spinta è tanto maggiore quanto più è elevato il momento della forza, che è legato al peso, al bilanciamento e alla lunghezza del telaio. Anche per questo i giocatori tengono la racchetta con entrambe le mani in risposta e durante gli scambi, mentre nelle pause tra un colpo e l’altro la tengono in posizione verticale e con la mano che non gioca il dritto (ad esempio i mancini la tengono con la mano destra). Quando la racchetta è tenuta in movimento per eseguire i colpi, viene spinta verso l’esterno dalla forza centrifuga.

Sensazioni e comfort

I fattori che influiscono sulle sensazioni che si provano nell’usare una racchetta sono diversi ed hanno un’influenza reciproca.

Shock (peso, bilanciamento, inerzia ecc.)

– Vibrazioni (rigidità), deflessione del telaio e tipo di deflessione

– Corde, tipo di corde, loro tensione, schema di incordatura

– Uso del gommino

– Velocità di impatto (una stessa racchetta usata a velocità diverse dà sensazioni diverse).

Una racchetta leggera e dal piatto corde ampio può sembrare confortevole a basse velocità, ma alle velocità dei professionisti può sfarfallare e perdere il controllo.

Viceversa una racchetta pesante e dal piatto corde ridotto può sembrare inutilmente difficile e spartana, ma ad un alto livello di gioco si rivelerà sorprendentemente precisa.


Note:

[1] Alcuni studi hanno tentato di mostrare che le racchette head heavy aumentano la stabilità rispetto al brusco rallentamento, perché aumentando il peso in testa si aumenterebbe la polarizzazione della racchetta intorno al centro di massa, analogamente alla polarizzazione che si ottiene aggiungendo del perso a ore 3 e ore 9 per ridurre la torsione laterale. Ma in quest’ultimo caso si aggiunge peso in entrambe le direzioni, mentre una racchetta head heavy presenta del peso in più soltanto in una direzione, tra l’altro la peggiore perché è la più vicina al punto d’impatto.

[2] La durata dell’impatto dipende dalla velocità della palla: più la palla è veloce, più essa sarà rigida all’impatto, deformandosi meno, per cui l’impatto ad alta velocità può durare intorno ai 3,5 ms. L’impatto può invece essere prolungato fino a 6 ms utilizzando delle corde flessibili.

[3] Per prolungare il dwell time si può lavorare anche sulle grandezze legate alle corde: il dwell time è prolungato da corde a bassa tensione, di materiale flessibile, dal calibro sottile, oltre che dal piatto corde ampio e dallo schema di incordatura rado.

[4] Alcuni studi cercano di dimostrare che le racchette leggere e rigide vibrano meno e pertanto danno meno shock. Ma le misurazioni che vengono fatte per dimostrare ciò, prevedono l’impatto di una palla lanciata a bassa velocità contro una racchetta ferma, seppur libera di muoversi all’impatto. In questo modo si perde la conoscenza di quello che accade a velocità simili a quelle reali. Inoltre si ignorano le forze più grandi che sono la vera causa dello shock, e che non riguardano le vibrazioni in sé.