Lo sweetspot

I 3 sweet spots e la sweet area

aree-racchetta

Le aree della racchetta in base al comportamento all’impatto.

Nel gergo tennistico, per sweet spot si intende quella parte del piatto corde che all’impatto con la palla non dà sensazioni negative (e cioè che non comporta vibrazioni significative del telaio), e inoltre (ma i due concetti sono in realtà diversi) quella parte del piatto corde che sempre all’impatto si deflette di più, e dunque ha il massimo coefficiente di restituzione.

Nel primo caso, dal momento che non si tratta di un punto ma di un’area, sarebbe più corretto parlare di “sweet area”. Nel secondo caso, potremmo parlare di “area di massima potenza”.

1- Il centro di percussione

L’accezione corretta del termine sweet spot si riferisce a qualcosa di ben preciso, e cioè al centro di percussione, ovvero quel punto del piatto corde che quando viene colpito dalla pallina, non produce un contraccolpo nell’impugnatura. Infatti, quando la pallina colpisce il piatto corde, la racchetta viene fatta ruotare intorno a un fulcro, e se questo non corrisponde con l’impugnatura, ma si trova più in alto o più in basso, si produce un contraccolpo (o percussione) intorno alla mano o alle mani che la impugnano.

Centro di percussione nel pendolo

Il pendolo e il centro di percussione. Da Wikipedia

Semplificando un po’ le cose, la racchetta può essere paragonata ad un pendolo. Se un oggetto rigido sospeso come un pendolo riceve un colpo, esso tenderà a ruotare intorno ad un punto; la parte al di sotto verrà spinta in avanti (forza traslazionale), mentre la parte al di sopra verrà spinta all’indietro (forza rotazionale) rispetto alla direzione del colpo. Se il pendolo viene colpito in un punto specifico, detto centro di percussione, l’asse di rotazione corrisponderà con il fulcro in cui il pendolo stesso è sospeso, per cui esso non subirà contraccolpi.

La racchetta da tennis può essere trattata come un pendolo, appendendola per il manico ad un filo, e lanciandole contro una pallina da tennis in diversi punti del piatto corde, per vedere come risponde. Il centro di percussione sarà il punto in cui, se viene colpita dalla palla, il punto in cui è appesa non subisce un contraccolpo, né in avanti né all’indietro.

In realtà, nel caso della racchetta le cose sono un po’ più complicate. Nella racchetta, per evitare contraccolpi nella mano che regge la racchetta, sarebbe bene che non subisse un contraccolpo all’altezza della mano o delle mani che la tengono. L’asse di rotazione nella racchetta corrisponde a circa 7 centimetri dall’inizio del manico nel caso in cui si effettui il colpo a una mano, a circa 10 centimetri nel caso in cui si effettui il colpo a due mani, e a circa 5 centimetri nel servizio. In realtà la racchetta viene spinta e fatta ruotare utilizzando tutte le leve del corpo, e non solo il polso o le mani, per cui il suo movimento è più complesso. L’asse di rotazione prima dell’impatto si trova a 10-20 cm dall’inizio del manico, ma di fatto subito dopo il colpo l’asse di rotazione si sposta verso le mani, le quali devono contrastare il contraccolpo subito all’impatto per evitare che la racchetta fugga via.

Dunque, semplificando, se la palla viene colpita nel centro di percussione della racchetta, vi sono minime vibrazioni e non vi è alcuno shock, perché la racchetta continua a ruotare intorno alla mano come faceva prima del colpo, solo a velocità inferiore. Dunque, lo sweet spot è il punto del piatto corde in cui l’urto con la pallina non comporta un contraccolpo e dunque uno shock per le articolazioni del braccio.

Ora, se si esclude questo caso fortunato vi sono due possibilità: se la palla colpisce il piatto corde al di sotto del centro di percussione, quindi verso il manico, l’impugnatura e quindi la mano verrà “spinta indietro”. Se invece la palla colpisce il piatto corde al di sopra del centro di percussione, l’impugnatura subirà un contraccolpo nella direzione opposta della rotazione, cioè verrà “tirata in avanti” nella direzione della pallina. Dei due casi, il peggiore è il secondo perché comporta un contraccolpo maggiore, e inoltre in esso viene rallentata maggiormente la testa della racchetta, per cui il colpo sarà meno efficace. Per questo motivo, è bene che il centro di percussione di una racchetta si trovi il più in alto possibile nel piatto corde, per ridurre la percentuale di volte in cui il giocatore colpisce la palla al di sopra di esso.

D’altro canto, in una racchetta è bene che il centro di percussione si trovi all’interno dell’area di massima potenza, perché essendo la zona che dà il massimo di restituzione del piatto corde, sarà quella dove il giocatore preferirà colpire la palla. Poiché la zona di massima potenza sostanzialmente coincide con il centro dell’incordatura, lo sweetspot dovrà trovarsi all’interno di quell’area, preferibilmente nella parte alta di essa. In genere il centro di percussione si trova circa 4-5 cm sotto il centro del piatto corde. Esso tende a salire di posizione con il crescere del piatto corde e/o del centro di massa, e della rigidità del telaio.

Occorre comunque ricordare che ogni asse di rotazione ha un centro di percussione diverso, per cui se facciamo riferimento ai diversi assi di rotazione di cui abbiamo parlato in precedenza, dovremo notare come il centro di percussione per un colpo a due mani sarà leggermente spostato rispetto a quello ad una mano, che a sua volta sarà diverso rispetto a quello del servizio. Piuttosto che pretendere di colpire sempre la palla in un punto in cui non si avvertiranno contraccolpi, si può pensare di colpire il più spesso possibile in una zona in cui questi saranno limitati.

Uno sweet spot alto è favorito da un centro di massa, e dunque un bilanciamento, sposato verso l’alto. Ma una racchetta con baricentro alto come abbiamo visto avrà delle controindicazioni, per cui non è in quella direzione che conviene andare. Certamente è bene che i giocatori imparino a non colpire la palla vicino alla punta della racchetta, anche se questo è inevitabile nel servizio, perché quella zona risulta la zona più efficace per generare potenza quando si colpisce una palla sostanzialmente ferma.

E’ bene ricordare che se la palla viene colpita nel centro di percussione, si evita lo shock specifico dato dalla percussione, ma non si evita lo shock dato dal repentino rallentamento della racchetta all’impatto, che purtroppo si verifica sempre.

2- Area di massima potenza

Come abbiamo visto, nel gergo tennistico l’area del piatto corde che comporta la massima potenza viene chiamato “sweet spot”. In realtà non si tratta di un punto ma di un’area, inoltre non è nemmeno corretto chiamarla “sweet” (dolce) perché non necessariamente l’impatto con essa comporta poche o nulle vibrazioni.

L’area di massima potenza è legata al concetto di “coefficiente di restituzione”, che indica la capacità della racchetta di restituire la più alta percentuale di energia rispetto a quella generata dall’impatto.[1] Di per sé l’area del piatto corde che dà il massimo coefficiente di restituzione è quella centrale, perché è quella in cui le corde si deflettono di più, mentre la parte più “potente” della racchetta, che offre la più alta “massa efficace” è quella vicina al centro di massa (dunque vicino al cuore della racchetta); d’altro durante il gioco la parte della racchetta che presenta la maggiore velocità è quella più alta, verso la punta (tranne nel caso delle volée in cui la racchetta è quasi ferma rispetto alla palla in arrivo). Dunque per determinare l’area di massima potenza occorre considerare la velocità della racchetta nel punto di impatto, la massa efficace, e la deflessione delle corde, combinando le tre grandezze.

Ne risulta che l’area di massima potenza non è fissa, ma dipende dalla velocità con cui si colpisce la palla. Se una palla in movimento colpisce la racchetta ferma, l’area di massima potenza è vicina al cuore;[2] l’impatto in quell’area produce delle vibrazioni, per cui essa non può essere definita “dolce”. All’aumentare della velocità l’area di massima potenza procede verso il centro del piatto corde, e nei colpi da fondocampo essa si trova in genere in quella zona;[3] nel servizio, caso in cui ad essere sostanzialmente ferma è la pallina mentre la racchetta si muove alla massima velocità, l’area di massima potenza si trova all’incirca a metà strada tra il centro del piatto corde e la punta. L’area di massima potenza non raggiunge comunque mai la punta della racchetta, anche se aggiungendo del peso a ore 12 la si può spostare leggermente verso l’alto, perché nella punta le corde si deflettono troppo poco.

3- Linea dei nodi

La linea dei nodi e lo sweetspot nella racchetta

La linea dei nodi e lo sweetspot nella racchetta

Un’altra accezione di sweetspot è quella dell’area che non comporta quasi per nulla vibrazioni per il telaio. In realtà la zona che all’impatto non produce vibrazioni non è un punto né un’area, ma una linea curva, che passa per un punto dell’asse longitudinale delle corde e tocca il telaio in due posizioni intorno a ore 2 e a ore 10, detta linea dei nodi. La linea dei nodi è poco conosciuta, per cui normalmente ci si riferisce al centro del piatto corde come “area dolce” che non darebbe vibrazioni e/o sensazioni spiacevoli, il che comunque ha un senso perché se si colpisce intorno ai punti a ore 2 e ore 10 vi sarà comunque una torsione laterale, mentre nelle vicinanze del centro, anche se non si colpisce esattamente nella linea dei nodi, a causa della vicinanza con la stessa linea dei nodi ma anche con il centro di percussione, le vibrazioni e lo shock saranno contenuti.

Intorno al centro del piatto corde si troveranno dunque l’area di massima potenza, la linea dei nodi e il centro di percussione.

Come il centro di percussione, la linea dei nodi tende a salire con il crescere del piatto corde, e anche della rigidità e del bilanciamento.

4- Sweet area

Infine, il termine sweetspot può essere infine utilizzato come sinonimo di “area dolce”, per indicare l’area del piatto corde che all’impatto non comporta sensazioni negative per il giocatore. Se per sensazioni negative si intendono le vibrazioni del telaio, allora il termine diventa sinonimo di linea dei nodi che abbiamo analizzato in precedenza.

Se invece con sensazioni negative si intendono le forze che producono lo shock, il discorso è diverso. Come abbiamo visto, un certo shock è sempre presente, essendo dovuto al rallentamento della racchetta all’impatto. Quello che si può fare è ridurre o evitare lo shock dato dalla torsione e quello dato dalla percussione. Per fare questo è necessario colpire la palla intorno al centro del piatto corde. Dunque la sweet area sarà un’area di una certa dimensione intorno al centro del piatto corde. Poiché non è sempre possibile colpire la palla in quell’area, sarà utile scegliere una racchetta che comunque minimizza i diversi tipi di shock.


Note:

[1] Come abbiamo già visto, il coefficiente di restituzione è un valore compreso tra 0 (collisione totalmente anelastica per cui i due oggetti rimangono uniti dopo l’impatto) e 1 (collisione totalmente elastica senza perdita di energia e velocità). Il coefficiente di restituzione di una palla che colpisce il centro del piatto corde di una racchetta completamente immobilizzata è intorno a 0,88. Se invece la racchetta è libera di vibrare e ruotare, l’indice scende intorno a 0,4. Il coefficiente indica la differenza di velocità della palla prima e dopo l’impatto.

[2] Se la palla colpisce la racchetta ferma nella zona più alta, verso la testa, la palla non rimbalzerà per nulla. Quel punto si chiama pertanto “punto morto”. Si tratta di un esperimento che possono fare tutto facendo cadere una palla dall’alto sulla punta di una racchetta tenuta in orizzontale per la mano. Naturalmente questo vale solo se la racchetta è ferma: al servizio, il punto morto si trasforma nel punto di massima potenza!

[3] Per questo, per rispondere ad un colpo molto potente dell’avversario, può essere utile colpire la palla in un punto vicino al cuore della racchetta.